flumini nel mondo

lunedì 26 novembre 2007

NOTE STORICHE

Il territorio di Flumini non è completamente privo di storia. Dalle ricerche condotte da privati cittadini e dagli alunni delle due scuole elementari e medie, piuttosto che da organi ufficiali sono emersi numerosi documenti che testimoniano insediamenti che risalgono alla epoca nuragica e pre nuragica.
Le vicende storiche che si sono succedute nel territorio di Flumini ( ma ciò vale per tutto l’ambito regionale) possono essere meglio comprese se le consideriamo all’interno dei quadri ambientali del luogo, gli elementi naturali e climatici, gli aspetti geo morfologici del suolo, le condizioni di isolamento e di perifericità derivante dalla posizione geografica, che hanno condizionato, plasmandole, le culture che vi sono state prodotte.
Il dato da cui è necessario partire, cioè il forte isolamento politico culturale che ha attraversato i millenni, ha praticamente tagliato fuori la nostra isola dalle grandi correnti storiche euro asiatiche, ed hanno fatto parlare alcuni studiosi come il Braudel della Sardegna come dell’angolo morto della storia europea. Ma anche l’aspetto morfologico vero e proprio, caratterizzato da un territorio prevalentemente montuoso, profondamente inciso da solchi ripidi e scoscesi, poggianti su una massiccia intrusione granitica, ha favorito lo stabilirsi di culture chiuse e circoscritte agli ambiti locali, dominate dall’asperità del paesaggio e costrette ad una economia precaria e non in grado di andare al di là della semplice sussistenza.
Il litorale sardo meridionale, il Golfo degli Angeli, fu probabilmente il primo territorio sardo ad essere colonizzato da gruppi di umani “esterni”all’isola: per la facilità degli approdi per le risorse naturali offerte da un entroterra ricco di stagni lagune e foci fluviali.
I primi insediamenti avevano carattere semistanziale, basati com’erano su una economia di raccolta, lungo la costa o appena all’interno del territorio costiero: prede comuni erano la patella ferruginea e il prolagus sardus.
Le colline, o le zone pedemontane che guardano verso sud ovest recano le tracce, numerose e sparse uniformemente, della presenza umana in epoca nuragica. Si trattava di popolazioni dedite alla pastorizia stanziale e nomade e fors’anche all’agricoltura organizzate secondo un sistema comunitario di tipo tribale, imperniato sul potere degli anziani. Conducevano una vita povera ed essenziale, basata sulla raccolta, sull’allevamento ovino caprino e bovino, e su primitive coltivazioni cerealicole, stabilendo un controllo sul territorio anche di tipo militare.
Fulcro del sistema, baluardo difensivo del presidio, simbolo stesso del complesso comunitario, era il nuraghe. Esistono, nel territorio di Flumini, numerosi resti di nuraghi, abbattuti talvolta fino al primo cerchio di pietre, che testimoniano di una comunità relativamente numerosa.
La struttura tronco conica a torre semplice tradisce la loro appartenenza al 1° e al 2° periodo nuragico (1800-1200 a.C.) Costruiti sempre in posizione dominante, sulla sommità di colline, rivelano la funzione cui erano destinati: quella di estrema difesa nelle situazioni di tensione e di conflitto. Un sistema di organizzazione tribale costituito su basi territoriali prevede di per sé la ragione dei possibili conflitti con le popolazioni viciniori: dal controllo diretto dei pascoli e delle mandrie dipendevano fortune e disgrazie della comunità.
Peraltro la presenza di nuraghi di fronte al mare( Nuraghe di Is mortorius, nuraghe di su forte, di cui esistono i basamenti nelle fondamenta dell’attuale chiesa di S. Luca) fa pensare che la cintura difensiva prevedeva un attacco anche dal mare, da parte di nemici esterni.
Il villaggio nuragico detto “ Mari Pintau " (foto in alto a destra) reca i segni di uno sviluppo e di una evoluzione della comunità: nella 3° fase nuragica (1200-900 a.C.) infatti alla primitiva torre nuragica semplice si aggiunsero antemurali di protezione e sviluppi più complessi della costruzione. Inoltre, si trovano, conservate nelle loro strutture perimetrali, una ventina di capanne, esposte sottovento, in direzione Sud est.
La struttura del villaggio fa pensare ad una comunità più evoluta, rafforzata da una crescita delle risorse economiche e dal potenziamento del potere di alcuni clan familiari su aree territoriali più vaste.
Questo sviluppo non potè iniziare senza l’aiuto di contributi esterni. A partire infatti dal XII° secolo a.C. si infittiscono gli scambi con altre popolazioni mediterranee ( Micene, Cipro) fino a che, con l’arrivo dei Fenici e con il loro stabilirsi in alcuni siti costieri si mettono le basi della decadenza della civiltà nuragica.
Eppure l’inizio della decadenza del mondo nuragico coincide con il periodo di maggiore splendore di quella civiltà: l’infittirsi degli scambi commerciali, lo sviluppo delle attività metallurgiche e ceramiche, testimoniate anche a Mari Pintau dalla presenza di una fornace, creano una grande disponibilità di beni, di manufatti, di strumenti che articolano più proficuamente i ritmi della vita quotidiana domestica, dell’attività agricola e pastorale consentendo un accumulo di risorse e un potenziamento degli scambi. Tale situazione di florida attività economica, legata ai contatti via via più intensi con i “popoli del mare”, fenici, etruschi, ciprioti, micenei, con i quali sono stati dimostrati scambi materiali e finanche matrimoniali con le genti sarde, porta al rafforzamento dell’idea di individuo, di persona, rispetto all’idea di blocco comunitario che prevaleva nelle epoche precedenti. Può essere esempio di ciò la sostituzione della grande tomba dei giganti, luogo di tumulazione collettiva, simbolo stesso della civiltà comunitaria, con le tombe singole a tumulazione individuale.
In località Terra Mala, in seguito ad un occasionale lavoro di stiramento, è venuta alla luce recentemente una necropoli che appare appartenere al periodo di massimo sviluppo della cosiddetta “Cultura Monte Claro” cioè al 1300-1000 a.C.
Si tratta di tumulazioni scavate nella terra, di forma rettangolare, dalle dimensioni normali di 2 metri x 0,80, delimitate perimetralmente da pietre grezze, esposte in direzione est ovest.
Le tombe contengono, o contenevano numerosi resti ossei in frammenti, disperse sul suolo: è molto verosimile che tutta la zona ospiti nell’immediato sottosuolo numerose altre tombe.

(Ricerca di Fabio Corona)

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