flumini nel mondo

giovedì 11 giugno 2009

I giardini pubblici di Cagliari

" Era Domenica pomeriggio inoltrato e Chino attraversò l’enorme cancellata che delimitava il parco dei giardini pubblici dal resto del terrapieno. Fece come gli aveva detto Filippo Frigerio e arrivato a metà del suo percorso si fermò sotto un ultracentenario ficus, con i secolari rami puntellati.
Sedette su una panchina e si mise ad aspettare il Presidente.
Frigerio lo aveva convocato e gli aveva fissato appuntamento in quel luogo insospettabile, aperto alla gente, dove avrebbero potuto incontrarsi mimetizzandosi tra i visitatori.
Alcune mamme, poco distante, sul prato al sole, avevano disteso dei plaid su cui far giocare i loro bimbi. La splendida giornata invitava all’aperto.
Chino non aspettò a lungo. Dopo nemmeno un quarto d’ora d’attesa Frigerio spuntò. Sedette sulla stessa panchina mentre un leggero vento scarmigliava le loro capigliature. Folta e chiara quella di Chino, dai capelli morbidi e lisci, che coprivano le guance magre e incavate. Bruni e pettinati all’indietro, lisciati con qualche tenue gel, quelli di Frigerio." ( tratto dal romanzo di Paolo Maccioni " I segreti del Presidente")

Ricordo l'effetto di grandiosità che mi facevano i giardini pubblici quando avevo l'età di mio nipote: nove anni, e insieme anche di mistero, nell'osservare la parete rocciosa che si innalzava, come ancora oggi, in quel costone che andava a perdersi poi nella gola selvaggia allora assolutamente inaccessibile e vietata, perché portava fuori della vista di chi badava a noi.
C'è ancora il vecchio ficus che nell'immaginario infantile rappresentava il mondo delle favole: la foresta incantata in cui si potevano incontrare gnomi, mostri ma anche principi o personaggi famosi come il pirata guercio con la benda nera all'occhio, il piede di legno e l'uncino al posto di una mano.
All'antico ficus ora manca un puntello a sostegno di alcuni grossi rami cadenti ed è come un vecchio, improvvisamente ringiovanito per una potente cura a base di gerovital, al quale abbiano tolto l'indispensabile bastone diventato oramai inutile. La foresta si è diradata e i mostri sono scomparsi.


I fiori rallegrano l'ambiente, i prati sono pettinati, i sentieri curati. Passeggiare è gradevole, e in più l'occasione diventa ghiotta per visitare la Galleria Comunale d'Arte che al suo interno, prima di mostrarci le altre cose preziose presenti nelle sue sale, ci accoglie con una delle opere più famose dell'arte sarda di tutti i tempi " La madre dell'ucciso" di Francesco Ciusa.
Orari di apertura della Galleria Comunale d'Arte(chiuso il martedì)
invernale: 9,00 - 13,00 / 15,30 - 19,30
estivo: 9,00 - 13,00 / 17,00 - 21,00
prezzi biglietto d'ingresso intero € 6,00 ridotto € 2,60

venerdì 5 giugno 2009

Flumini pulita: sogno impossibile?

Flumini non ha un centro che si possa definire tale come succede invece per frazioni di altre città o paesi. Essendo il suo territorio una fascia che si distende lungo la costa dal margine rosso fino a cala regina ha in ogni borgata un suo piccolo centro, soprattutto in prossimità degli esercizi commerciali.
Tuttavia possiamo considerare Centro di Flumini quella zona in cui sono situate la chiesa, la farmacia, le poste, le scuole, la biblioteca comunale, la polizia estiva.

Le piazze e le vie che costituiscono questo centro sono brutte, ma soprattutto sporche. Per una località proiettata verso il turismo rappresentano esempi assolutamente negativi.

Si potrebbe però attenuare questo bruttume con un pò di buona volontà da parte del Comune di Quartu.

Basterebbe un netturbino (a Flumini non se ne conosce l'esistenza) per tenere pulite almeno queste piazze e vie centrali, un giardiniere per curare quelle poche aiuole sempre piene di rifiuti e, ogni tanto, anche un vigile a multare chi sporca.

Si potrebbe anche mettere al centro delle piazze una ciotola (magari indistruttibile come il granito) con qualche fiore e dei cestini per i rifiuti.
Bisognerebbe poi smetterla di giustificare la sporcizia di strade ed aiuole addossando sempre la colpa alla inciviltà degli abitanti. Questa vi è certamente, ma soprattutto è l'incuria da parte del Comune a farla da padrone.


La carenza di mezzi economici disponibili si comprende e si giustifica, la cattiva volontà no.
Davvero nel bilancio della terza città della Sardegna non c'è posto per realizzare queste poche cose?
Non occorrono promesse di grossi interventi che non si realizzano mai e quando si realizzano sono già obsoleti. Si prendano subito decisioni che costano poco o nulla ma che incidono sul miglioramento dell'ambiente degradato.


Una delle principali pregorative di ogni buon amministratore dovrebbe essere il decoro del suolo pubblico.