flumini nel mondo

lunedì 25 aprile 2011

Turismo in panne

Dall'Unione Sarda del 24 Aprile 2011
A Pag. 23: polemica tra speleologi e il rettore Melis. Quest'ultimo non vuole aprire un sito archeologico in occasione dei monumenti aperti.
A pag. 25:
Duomo chiuso, l'ira dei turisti
Exma chiuso
Ghetto chiuso
Castello di S. Michele chiuso

Perché  lamentarsi se il turismo non decolla?

domenica 24 aprile 2011

Luca Goldoni e la Sardegna

Dal libro di Luca Goldoni " La Sardegna che non ti aspetti" edito da Zonza Editori, Collana I Monsoni, prima edizione Maggio 2008 :
  In Sardegna ho scoperto un capolavoro di zuppa: pane raffermo ( cioè rimanenze) immerso in un brodo denso, con pomodoro e formaggio fuso. e soprattutto la carne bollita.
Gustando quell'ipeccabile lesso che si scioglieva in bocca chiesi dove lo trovavano un vitello così tenero e così carico di sapore. si guardarono ridendo e mi spiegarono che era pecora, pecora vecchia, frollata quanto bastava. Giuro di non aver mai mangiato manzo o maiale o cinghiale o lepre che reggessero il confronto con quella carne plebea, lessata assieme alle patate. 

(Angolo di Sardegna. Muravera: sagra delle arance)
Ancora una riflessione dal libro di Luca Goldoni:
P.S. Gennaio 2008
Di quel pianeta che è la Sardegna ho scelto solo i ricordi e le emozioni che mi hanno lasciato un segno. Altri aspetti li imparerò. Continuo a frequentare l'isola. Il mio sogno segreto è quello di vivere qui e di fare qualche week end in continente.




Il libro


Luca Goldoni


martedì 19 aprile 2011

Monumenti aperti 2011 e gruppo speleo archeologico

Riportiamo integralmente l'email ricevuta  per dare  giusta diffusione ad una  decisione burocratica che impedisce, purtroppo,  l'attuarsi di un interessante  evento culturale - turistico.  Auguriamo al gruppo speleo archeologico di superare l'ostcolo.  (PM)


GRUPPO SPELEO ARCHEOLOGICO CAVITA' CAGLIARITANE . 1
Nota del Presidente del GCC
riservata agli speleologi del Gruppo Cavità Cagliaritane
   Scusate l'intrusione con una mai poco positiva, diversamente dal ns spirito esplorativo...
Marcello Polastri, Presidente del GCCCagliari. Poco fa l'Amministrazione comunale ha comunicato alla organizzazione di SardegnaSotterranea.org e, di riflesso, al Circolo Speleologico SESAMO 2000, che il complesso sotterraneo ebraico di Cagliari, "monumento esclusivo" che - su invito della Facoltà di Architettura - ho proposto (a nome delle succitate associazioni) per la manifestazione Monumenti Aperti di Maggio, rimarrà chiuso per "motivi organizzativi e di sicurezza".
Ci sarebbe da discutere. Perchè a volte, fare del bene, farlo gratis, con passione, per la cultura e la storia della città, non val la pena...
Nessuna voglia di polemizzare ma la delusione è tanta. Perchè la decisione di "non aprire il monumento", uno straordinario complesso sotterraneo mai mostrato al pubblico, se non durante un mio programma televisivo, sarebbe stata presa (è d'obbligo il condizionale), dal Rettore dell'Università degli studi: lo afferma la e-mail speditaci dal Servizio Cultura del Comune di Cagliari.
Ovviamente, alla comunicazione, il GCC, ha prontamente risposto con una nota dettagliata: da gennaio 2011 infatti, i nostri speleologi, su preciso invito della Facoltà di Architettura, hanno esplorato, rilevato e quindi proposto alla Manifestazione in oggetto l'apertura del sito, per la gioia dei ragazzi della Facoltà che, assieme agli speleologi collaboravano all'apertura e allo studio dettagliatoo del sotterraneo, scoprendo tanto sullo stesso, con tanta voglia di fare! 
Premesso che il sotterraneo in oggetto non presenta punti di pericolo o criticità e, in base alle nostre competenze, è in condizioni ideali per ricevere visite guidate...
L'Amministrazione comunale, a nostro avviso, avrebbe dovuto avviare da tempo i lavori per pulire il sito e per installare un impianto luci, come del resto ha fatto in casi analoghi  durante le varie manifestazioni Monumenti Aperti, in tanti altri siti, anche sotterranei.
Evidentemente, per questo sito, qualcuno ha deciso di muoversi lentamente. Alla faccia del nostro impegno, del tempo perso durante i sopralluoghi per accompagnare i tecnici del Comune, per dare una occasione di riscoperta alla città!
Pochi sanno che per ovviare alle spese di installazione degli impianti elettrici, sempre il Gruppo Cavità Cagliaritane, in sinergia con l'Associazione Sesamo 2000, si sono dichiarate disponibili a fornire a tutti i visitatori, in occasione delle visite guidate, i caschetti protettivi dotati di luce artificiale.
Una proposta interessante che consentirebbe ai cittadini di diventare così "speleologi per qualche istante", di vivere emozioni "esplorando" un ipogeo strapieno di storia!
Il complesso sotterraneo proposto dal GCC e da Sesamo 2000 su invito degli studenti della Facoltà di Architettura è un complesso suggestivo, che si dipana sottoterra per diverse centinaia di metri e incotra cisterne vecchie di secoli, nicchie rituali, stanze molto suggestive.
Peccato che rimarrà chiuso, per l'ennesima volta, sembrerebbe su scelta del rettore dell'Università che, in base alla mail ricevuta dal Comune di Cagliari, non vorrebbe decidere in merito!
La burocrazia è nemica, in questo caso specifico, della nostra volontà e passione di aprire (và detto, gratuitamente) un sito unico e raro.
Vi terremo informati sul proseguo di questa vicenda e sugli sviluppi. Tanta delusione non solo per la nostra attività di divulgazione, ma soprattutto per quanti vorrebbero accedere a questo monumento identitario.
Noi speleologi conosciamo bene il sito, peccato per i Cagliaritani che hanno perso una occasione per volontà altrui, chi chi dovrebbe far visitare e tutelare questo genere di beni storico-monumentali.
Attendiamo sviluppi positivi. Speriamo! Ma attenzione: per adesso, di fatto, non parteciperemo all'evento in questione.
Pur sapendo di non dovermi scusare per le decisioni altrui, manifestando la volontà di aprire ancora il sito monumentale del quartiere Castello, manifesto anche a nome di quanti mi hanno dato le loro adesioni per "far da guida all'evento", il senso di profonda delusione a chi ha preso la scelta incredibile di tener chiuso tale monumento!

Marcello Polastri
Presidente del GCC

Cagliari, 19 Aprile 2011, ore 13.

domenica 17 aprile 2011

Giovanni Pedditzi Artista di Flumini

 Pedditzi con i suoi crocifissi
Nelle fotografie che seguono sono raffigurate alcune opere dei questo straordinario artista che indifferentemente lavora il legno, la pietra o dipinge. Ultimamente la sua vena creativa si è indirizzata soprattutto ai crocifissi in legno che lui scolpisce in legno di olivo o ginepro ( legni duri che si prestano ad essere intagliati con buoni risultati.) La sua tecnica è semplice perché si lascia guidare dall'estro del momento e istintiva in quanto si lascia ispirare dal materiale a  disposizione. Nascono dalle sue visioni volti maschili e femminili,  corpi ed arti che assumono naturali posizioni come se la loro sostanza non fosse semplice materia ma fosse  arricchita internamente dalla presenza di un'anima reale.


I lavori di Giovanni Pedditzi sono esposti nell'oratorio di Santa Maria degli Angeli e vi rimarranno fino a luned' 18.  


Scultura in pietra nel giardino di casa sua in Flumini, via delle Azalee n° 4



Anche queste sculture sono nel giardino di via delle Azalee


Giovanni Pedditzi può essere facilmente raggiunto da chi è interessato alla sua produzione in via delle Azalee al n° 4 ( Flumini)  Il suo numero di telefono è : 070 805793

martedì 12 aprile 2011

Alla scoperta di Vallermosa

Il nome viene dallo spagnolo valle hermosa, cioè valle bella, graziosa. La fotografia sotto, scattata a pochi chilometri dal centro abitato mostra tutta la vallata che si stende a perdita d'occhio fino ad arrivare al mare di Cagliari ( visibile ad occhi nudi nel giorni sereni e privi di foschia).

Il panorama 
Alle spalle di Vallermosa, soltanto a poco più di cinque sei chilometri,  si trova l'area verde della Madonnina da cui si dipartono sentieri immersi in una folta vegetazione. Ideale per chi  ama camminare a piedi o in bicicletta, la zona è ricca di acqua ed un ruscello scorre al margine della strada percorribile anche in auto. La zona è attrezzata di tavoli e sedie in pietra disseminati in spazi ampi contornati dai boschi per chi vuole fermarsi per un pic-nick  o per una semplice sosta.


La Madonnina area verde attrezzzata




Dalla Madonnina  inizia il parco naturale chiamato " Gutturu Mannu" ( grande gola) ricco di importanti siti archeeologici come Matzanni

con la dovuta attenzione si superano ponticelli

Il sole filtra a fatica tra il verde intenso
A volte il panorama è selvaggio
Diamo qui di seguito gli indirizzi delle associazioni che possono essere consultate utilmente per programmare un soggiorno nella zona o una semplice visita ai siti 
Associazione turistica Pro Loco, piazza San Lucifero 13 - tel. 0781/797026, 3492923606
Centro Infomazioni Turistichee, via Salvo D'Acquisto - tel. 0781/79272 fax 0781/79023

Molto attiva, anche in campi non strettamente legati al turismo è  l' associazione culturale di Vallermosa Sold - Out , formata da giovanni intraprendenti e capaci.

venerdì 8 aprile 2011

Le pélican di Alfred de Musset ( La nuit de mai)

volo di pellicani e fenicotteri


Lorsque le pélican, lassé d'un long voyage, 

Dans les brouillards du soir retourne à ses roseaux, 
Ses petits affamés courent sur le rivage 
En le voyant au loin s'abattre sur les eaux. 
Déjà, croyant saisir et partager leur proie, 
Ils courent à leur père avec des cris de joie 
En secouant leurs becs sur leurs goitres hideux. 
Lui, gagnant à pas lents une roche élevée, 
De son aile pendante abritant sa couvée, 
Pêcheur mélancolique, il regarde les cieux. 
Le sang coule à longs flots de sa poitrine ouverte ; 
En vain il a des mers fouillé la profondeur ; 
L'Océan était vide et la plage déserte ; 
Pour toute nourriture il apporte son coeur. 
Sombre et silencieux, étendu sur la pierre 
Partageant à ses fils ses entrailles de père, 
Dans son amour sublime il berce sa douleur, 
Et, regardant couler sa sanglante mamelle, 
Sur son festin de mort il s'affaisse et chancelle, 
Ivre de volupté, de tendresse et d'horreur.
Mais parfois, au milieu du divin sacrifice, 
Fatigué de mourir dans un trop long supplice, 
Il craint que ses enfants ne le laissent vivant ; 
Alors il se soulève, ouvre son aile au vent, 
Et, se frappant le coeur avec un cri sauvage, 
Il pousse dans la nuit un si funèbre adieu, 
Que les oiseaux des mers désertent le rivage, 
Et que le voyageur attardé sur la plage, 
Sentant passer la mort, se recommande à Dieu. 
Poète, c'est ainsi que font les grands poètes. 
Ils laissent s'égayer ceux qui vivent un temps ; 
Mais les festins humains qu'ils servent à leurs fêtes 
Ressemblent la plupart à ceux des pélicans. 
Quand ils parlent ainsi d'espérances trompées, 
De tristesse et d'oubli, d'amour et de malheur, 
Ce n'est pas un concert à dilater le coeur. 
Leurs déclamations sont comme des épées :
Elles tracent dans l'air un cercle éblouissant, 
Mais il y pend toujours quelque goutte de sang.


( la traduzione che segue è molto approssimativa e me ne scuso.)
                                  
Quando il pellicano, stanco da un lungo viaggio, 
Nelle nebbie della sera ritorna al suo canneto                                  
I suoi piccoli, affamati, corrono sulla riva 
Vedendolo  cadere sulle acque. 
Già, credendo di catturare e condividere le loro prede, 
Corrono al padre con grida di gioia 
Scuotendo il loro becco sul loro gozzo orrido. 
Lui, lentamente guadagnando un alto scoglio, 
Mettendo al riparo dell’ala la sua covata, 
Pescatore di malinconia, guardò il cielo. 
Il sangue scorre a lunghi fiotti nel petto aperto
Invano ha cercato la profondità dei mari; 
L'oceano era vuota e deserta spiaggia;
Per tutto nutrimento egli fornisce il suo cuore
Scuro e tranquillo, disteso sulla pietra 
Partecipando ai suoi figli le sue interiora di padre,
Nel suo amore sublime egli culla il suo dolore, 
E, guardando colare la sua insanguinata mammella;
Sul suo festino di morte, egli vacilla e crolla, 
Ubriaco di voluttà, tenerezza e orrore. 
Ma a volte nel bel mezzo del sacrificio divino 
Stanco di morire in troppo  lungo supplizio, 
Egli teme che i suoi figli non lo lascino in vita 
Allora si alza e apre le sue ali al vento 
E, strappandosi il suo cuore con un grido selvaggio, 
Urla nella notte un così addio funebre, 
Che gli  uccelli disertano la riva al mare
E il viaggiatore attardato sulla spiaggia 
Sentendo passare la morte, si raccomanda a Dio.           
Poeta, è così che fanno i grandi poeti. 
Lasciano la gioia  a chi vivono un tempo; 
Ma i festini umani che servono alle loro feste 
Sono simili per la maggior parte a quelli dei pellicani             
Quando parlano così di speranze ingannate, 
Di tristezza e di oblio, di amore e di dolore, 
Questo non è un concerto a dilatare il cuore.
Le loro declamazioni sono come spade 
Essi disegnare un cerchio in aria abbagliante
Ma vi pende sempre qualche goccia di sangue.
opera di MARKO IVAN RUPNIK
Rupnik al lavoro

Marko Ivan Rupnik è nato nel 1954 a Zadlog, in Slovenia. Diventa sacerdote nel 1985. Dal 1991 vive e lavora a Roma come direttore presso il Pontificio Istituto Orientale, Centro Aletti.
Rupnik ha tenuto numerose mostre personali in Italia, negli USA e in diversi paesi europei. Il pellicano raffigurato nel mosaico che ferisce se stesso per nutrire i suoi si trova sull’altare della Chiesa della Santissima Trinità al Pozzarello, Porto Santo Stefano, in cui  P.Marko Rupnik e la sua équipe del Centro Aletti di Roma hanno realizzato uno splendido mosaico absidale raffigurante il mistero della Trinità divina.
www.parrocchieportosantostefano.it/Trinita.html


Il pellicano è divenuto  il simbolo dell’abnegazione con cui si amano i figli. Per questa ragione l’iconografia cristiana ne ha fatto l’allegoria del supremo sacrificio di Cristo, salito sulla Croce e trafitto al costato da cui sgorgarono il sangue e l’acqua, fonte di vita per gli uomini.
I musulmani lo considerano un uccello sacro poiché, come narra una loro leggenda, allorché i costruttori della Ka’ba dovettero interrompere i lavori per mancanza d'acqua, stormi di pellicani avrebbero trasportato nelle loro borse naturali l'acqua occorrente a consentire il completamento dell'importante costruzione sacra.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      
Un'antica leggenda racconta che il pellicano ama moltissimo i suoi figli: «quando ha generato i piccoli, questi, non appena sono un po' cresciuti, colpiscono il volto dei genitori; i genitori allora li picchiano e li uccidono. In seguito però ne provano compassione, e per tre giorni piangono i figli che hanno ucciso. Il terzo giorno, la madre si percuote il fianco e il suo sangue, effondendosi sui corpi morti dei piccoli, li risuscita».                                                                                                                                                                                               


NOVITA' NEL BLOG

pellicano
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La poesia Le Pèlican  mi è particolarmente cara in quanto mi riporta agli anni del liceo, e precisamente alle lezioni che un certo professor Pepitoni impartiva a noi studenti nel tentativo di farci aprezzare la lingua francese che lui amava particolarmente. Non capivamo allora la bellezza delle parole che sprigionavano dai versi di Alfred de Musset, ma certamente rimasero impressi, almeno in alcuni di noi, i modi in cui il professore descriveva il volo dei pellicani che tornavano a casa loro per dar da mangiare ai piccoli. Mimava con le braccia le ali degli uccelli in volo e i suoi toni diventavano carezzevoli e morbidi come se le parole fossero portate dal vento. Mi ha colpito questa sua grande espressività e capacità di insegnare l'arte tanto che quella poesia è stata una delle fonti ispiratrici del principale personaggio del mio primo romanzo che s'intitola appunto : "La guerra del pellicano", in cui il protagonista principale del libro, utilizza per i suoi scopi proprio i versi di questa poesia. Questo blog parlerà di libri, di poesia e di arte in genere cercando di rendersi utile pubblicando bandi di concorsi, presentazioni, recensioni, interviste, riunioni culturali e quant'altro attiene alla vita letteraria non solo isolana. Vi saranno perciò indirizzi, indicazioni, numeri di telefono e indirizzi telematici, nonché quelli di siti web che discutono di questi temi. Non potrà essere completo e nemmeno sistematico ma costituirà una presenza che, nel tempo, potrà essere preziosa come una antologia. 
Paolo Maccioni
(p.s. gradirei che qualcuno mi mandasse una traduzione decente della poesia. Grazie)

Ricevo dal signor Gianluca Ferrari la seguente traduzione
Il pellicano (da La notte di Maggio)

Quando il pellicano, stanco per lungo viaggio, 
nelle nebbie della sera fa ritorno al canneto                                  
i suoi piccoli accorrono alla proda, come in un miraggio, 
affamati,  e lo vedono schiantare all’acque, in liquido sfacelo. 
Credendo condividere sì lauto pasto, 
corrono al padre con animo fasto, 
scuotendo i becchi sull’orrido gozzo. 
Egli guadagna, a passo lento, un arduo pietroso appiglio, 
prendendo sotto l’ala enorme ogni adorato figlio, 
e, pescatore tetro, affissa il cielo in un singhiozzo.
Scorre il sangue a lunghi fiotti nel petto aperto;
invano ha frugato del mare ogni lucore; 
vuoto era l'oceano e il lido deserto;
per tutto nutrimento sparge il suo cuore.
Placido e muto, disteso sopra l’arenaria 
largisce alla prole le paterne interiora,
nell’amore sublime cullando il suo dolore, 
guarda colare la rorida mammella,
vacilla sul proprio festino di morte, e infine crolla, 
ebbro di voluttà, di tenerezza e orrore. 
Talvolta, al culmine del divino sacrificio, 
stremato per l’interminabile supplizio, 
teme che i suoi figli lo lascino in vita; 
allora s’alza, apre le ali al vento e alla deriva,
si strappa il cuore con selvagge grida, 
urlando nella notte un così lugubre addio 
che ogni altro uccello fugge la battigia,
e il viaggiatore attardato sulla riva, 
sentendo il rezzo della morte, si raccomanda a Dio.           
Egli è poeta, e così fanno i grandi poeti. 
Rallegrano i figlioli del consorzio umano; 
ma i pasti che servono nei loro conviti desueti 
sono per lo più simili a quelli del pellicano.             
Quando parlano, bianchi màrtiri, delle speranze frustrate, 
di tristezza e oblio, di amore e di dolore, 
questo non è concerto che dilati il cuore.
I loro versi sono come sciabolate:
lasciano in aria un circolo abbagliante,
da cui pende tuttavia qualche goccia di sangue.

Rispondo.


Ringrazio di cuore il signor Gianluca Ferrari per questa bella traduzione della poesia e gli invio molti cari saluti ricordando la sua città che suscita in me emozioni particolari. Infatti non solo mio fratello ha vissuto a Modena laureandosi in medicina e sposando  una modenese che di nome fa  Ferrari,( guarda le coincidenze)  ma mio padre Attilio, che era uno dei medici scrittori fondatori della AMSI ( Associazione dei medici Scrittori)  a Carpi era legato da affinità culturali e da profonda amicizia con Carlo Contini, un suo collega di professione e d'arte, per cui erano abbastanza frequenti le sue visite nel modenese. In quel periodo, intorno agli anni che vanno dal 60 al 65 io lavoravo a Milano e approfittavamo di quelle sue visite per incontrarci a Modena. Molto spesso nel  famoso ristorante Fini, dove tra l'altro ho festeggiato il fidanzamento con mia moglie Enrica. Può quindi immaginare il piacere che mi ha fatto ricordare quel periodo. La ringrazio veramente e sono curioso di sapere se la sua traduzione, che rivela una sensibilità e una vena artistica non comune, sia una eccezione o sia invece indice di una espressività che ha già dato luogo a concrete  manifestazioni. Riceverò con piacere una sua risposta e intanto la saluto con molta cordialità,  Paolo Maccioni