flumini nel mondo

mercoledì 30 aprile 2008

Il "Presidente"sbarca a Savona

A Savona, il 27 Aprile 2006, nella sala polivalente della Provincia si è svolta la premiazione dei vincitori del concorso internazionale Penna & Calamaio, organizzata dalla Associazione ZACEM, di Savona, con il patrocinio della Provincia di Savona, del Comune di Savona, del Portale degli Artisti, http://www.ilportaledegliartisti.it/ da radio Savona sound e da La riviera online http://www.rivieraligure.it/

Il romanzo di Paolo Maccioni " I segreti del Presidente" ha ottenuto il primo premio nellla sezione romanzi editi.
Alla manifestazione ha partecipato un pubblico numeroso. Nelle foto sono ritratti alcuni momenti dell'importante cerimonia.














Monsignor Virgilio Angioni

A Flumini è presente un centro assistenziale intitolato a Monsignor Angioni, di cui abbiamo già parlato in un precedente spot. Il suo nome è legato anche all' opera del Buon pastore di San Gregorio, un'antica villa gestita ora da alcune suore, e di lui si trovano tracce nella chiesa di San Benedetto a Cagliari. Chi era Monsignor Angioni ce lo racconta Antonio Borrelli nel sito http://santiebeati.it/.

Virgilio Angioni. Nacque il 14 novembre 1878 a Quartu S. Elena (Cagliari), da Vincenzo Angioni e Fruttuosa Cabras e già dalla fanciullezza dimostrò una inclinazione a soccorrere il più poveri; accolse con gioia la vocazione al sacerdozio che sentì sbocciare in lui e a 17 anni nell’ottobre del 1895, entrò nel Seminario diocesano di Cagliari. Per sei anni studiò alla luce degli insegnamenti dei grandi pontefici Leone XIII e s. Pio X, acquistando una completa formazione spirituale e culturale; fu ordinato sacerdote il 1° giugno 1901 e sin dal primo giorno volle dare valore al suo programma apostolico, dicendo: “Noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli”. Si laureò in teologia il 10 ottobre 1902, dopo una breve parentesi come cappellano della chiesa di S. Caterina da Siena, fu mandato a Roma a completare gli studi accademici e nei tre anni, 1902-1904, fu ospitato nel Collegio Apostolico Leonino, frequentò l’Istituto “S. Apollinare” conseguendo la laurea in Diritto Canonico ed i diplomi in sociologia, ascetica e pastorale, pedagogia. Rientrato a Cagliari fu nominato coadiutore nella Collegiata di S. Giacomo, dove poi sarà parroco per quindici anni dal 1908 al 1923.Uomo di cultura e attivo sacerdote, fu animatore culturale, giornalista, partecipò all’impegno politico dei cattolici, preti compresi; fondò “Il Lavoratore, settimanale democratico cristiano per la Chiesa, per l’Italia e per il popolo”; nel luglio 1914 fondò il “Bollettino dei Parroci”, rivista bimestrale del clero sardo. Si distinse inoltre nel campo sociale, creando nel 1915 l’agenzia per il disbrigo delle pratiche relative ai soldati prigionieri di guerra (si era ormai nella Prima Guerra Mondiale e tanti giovani sardi erano al fronte); in seguito istituì il circolo “Labor”, con annessa una scuola serale per gli operai adulti analfabeti; inoltre fondò la “Casa del Popolo” centro di attività culturali, sociali, ricreative e religiose per i giovani. La vista di tanta miseria, che colpiva nel primo dopoguerra, una larga fascia di popolazione di Cagliari, in particolare i bambini, gli anziani bisognosi, i disabili abbandonati, lo angustiava enormemente e maturò nel suo cuore un progetto di aiuto e soccorso, per alleviarne le sofferenze e i disagi. Lasciò così il 25 gennaio 1923, la parrocchia di S. Giacomo e utilizzando un vecchio convento abbandonato, diede inizio alla sua Opera che volle dedicare al “Buon Pastore”; qui raccolse tante bimbe, che lacere e scalze, erano abbandonate sui marciapiedi a chiedere l’elemosina fino a tarda sera e poi si radunavano per la notte in grotte, osterie, case di prostituzione, in una promiscuità miserevole e oscena. La sua opera di carità, accoglienza ed assistenza, estesa ad altre povertà e miserie, dopo alcuni anni, aveva bisogno di una cura e guida duratura, non solo affidata ai volontari, per cui fondò allo scopo la Congregazione delle suore “Figlie di Maria Ss. Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore”, la cui approvazione pontificia fu ottenuta dopo la sua morte. Nei 25 anni d’incessante e appassionata attività caritativa, fu tecnico abile, calzolaio, contadino, pastore, boscaiolo, ortolano, sarto, pittore, allevatore di bachi da seta, magliaio. Morì a 69 anni, il 3 settembre 1947, nella Casa Madre dell’Opera di S. Benedetto a Cagliari; il 9 febbraio 1991 è stata introdotta la causa di beatificazione e nel 2004, riconosciuta l’eroicità delle virtù, è stato proclamato ‘venerabile’.

Le spiagge di Flumini: Stella di mare

Sta per iniziare la stagione estiva e con essa l'immancabile corsa all'ultima sabbia alla ricerca di un lembo di spiaggia sul quale sdraiarsi per farsi bruciare dai raggi del sole. In territorio di Flumini sono diverse le possibilità che si offrono agli amanti della tintarella e a quelli che desiderano immergersi nelle acque marine in piena libertà, in spiagge aperte a tutti, senza dover sottostare al pagamento di pedaggi dovuti a stabilimenti o altro.
Dobbiamo però notare che in tutte o quasi vi sono alcune caratteristiche negative che accompagnano questa libertà. Innanzi tutto, gli accessi. Nella maggior parte dei casi si tratta di strade malandate, prive di parcheggi, talvolta inaccessibili alle auto. In secondo luogo sono malcurate, non di rado sporche, talvolta ridotte addirittura a vere e proprie discariche. Dovrebbe, invece, essere ben presente a tutti quelli che a vario titolo si occupano di turismo, che il mare, per coloro che vengono a visitare la Sardegna d'estate, è l'attrattiva principale e che, quindi, deve essergli riconosciuto il rango che gli compete. Ad esso devono indirizzati tutti gli sforzi per renderlo il più possibile fruibile e godibile, e non invece trascurarlo in modo tale che immergersi nelle acque, quella si pulita, finisca per diventare una panacea per allontanarsi dalle brutture che circondano la riva.



La spiaggia di Stella di mare è una delle poche che cerca di affrancarsi da questa prerogativa negativa e la sua bella insenatura è costantemente ripulita soprattutto ad opera di volenterosi residenti nei condomini che vi gravitano, Stella di mare e Costa degli Angeli.


Ad essa si arriva imboccando la Via Tirso, un viale alberato che parte dalla strada litoranea Quartu - Villasimius, all'altezza del villaggio residenziale Stella di Mare.
Alla fine del viale si trova una rotonda in cui si può parcheggiare e, sulla destra, fatti poche centinaia di metri su un costone si scendono alcuni gradini che portano alla spiaggia.

Il posto è splendido non solo di giorno, nelle ore del solleone, ma anche di sera e di notte, quando la luna si affaccia sulle acque immobili. Meriterebbe maggior attenzione da parte di chi ha a cuore il decoro dei luoghi che amministra e sente l'orgoglio di presentare la parte più convincente dell'ospitalità, la pulizia.


La spiaggia non è dotata di alcun servizio accessorio se non, in piena stagione, un casotto che affitta ombrelloni e lettini. La zona è invece densa di strutture di svago e divertimento, a partire dalla discoteca Buddha Beach, prospicente il mare con ingresso dalla rotonda, al ristorante Primo piano, alla gelateria Tropicana, ad alcuni bar e a campi da tennis.

I servizi pubblici sono carenti e vi è una unica linea di autobus che collega Quartu con orari scomodi ( passaggio ogni 50 minuti), il più delle volte non rispettati. Di sera, inoltre, le corse terminano troppo presto per cui è difficile prendere in seria considerazione il servizio comunale durante il periodo vacanziero.

lunedì 21 aprile 2008

A Burcei i libri di Paolo Maccioni

Si è tenuta sabato 19 Aprile 2008, nella sala consiliare del municipio di Burcei, la presentazione di Paolo Maccioni e dei suoi libri, in particolare: " I segreti del Presidente". Nella foto sotto si notano (da sinistra a destra) il sindaco Giuseppe Caria, lo scrittore Enrico Pili, l'autore dei libri Paolo Maccioni, e il duo musicale che ha recitato alcuni brani del libro e allietato la serata con canti della tradizione sarda, Cinzia Ligas con il flauto e Mario Murgia con la vihuela de mano, strumento precursore della chitarra moderna, di cui ha illustrato le origini.


Nella immagine riprodotta qui sotto , un momento della introduzione del sindaco al quale ha fatto seguito Enrico Pili, prima di lasciare la parola a Paolo Maccioni.La serata culturale è stata seguita da un pubblico attento che non ha esitato a manifestare la sua approvazione applaudendo ripetutamente gli interventi musicali dei due artisti. Nel corso della serata il sindaco ha voluto fare omaggio a Paolo Maccioni e agli altri presentatori di un prezioso libro voluto dal Comune di Burcei, recentemente pubblicato dalle edizioni Grafica del Parteolla (Dicembre 2007). Tradizioni popolari ed espressioni di fede nei canti poetici burceresi, a cura di Nicoletta Rossi e Stefania Meloni.

mercoledì 16 aprile 2008

Burcei

Immaginate di essere in un territorio montano in cui hanno stabilito i loro ovili pastori provenienti da diverse località che hanno anche cercato di costituire un abbozzo di comunità, compresa la costruzione di una chiesa, abbandonandola successivamente per motivi che sfuggono. Il periodo è il milleseicentonovantadue e ad un certo punto un gruppetto di persone si reca nel villaggio abbozzato e distrutto. Non c'è nessuno a disturbarli e si apprestano a compiere un atto solenne che vuole le sue regole: si tratta della investitura del marchese di Quirra che prende possesso delle terre di Burcei avute per successione dai Carroz. La cerimonia è semplice: il rappresentante del marchese viene accompagnato dai due principali esponenti locali del Regno di Sardegna e dal notaio dentro una casa abbandonata del villaggio e, al momento della sua uscita, gli è consegnata terra, erba, grano e acqua che lui sparge tra le rovine. Poi, davanti ad una forca appositamente allestita, con la spada taglia un ramo appeso sopra, a simboleggiare la disponibilità del diritto di giustizia. Infine viene condotto dentro la chiesa di Santa Maria di Monserrato, dentro la quale si siede in segno di presa di possesso. Questo semplice rito, ricostruito da fonti certe e documentate, insieme a tante altre notizie e curiosità del passato, è descritto nel libro di Gian Giacomo Ortu: Burcei il paese sul crinale, edito da Cuec Editrice nel Dicembre del 2000. In esso vi sono descritte le origini di Burcei a partire dai primi insediamenti di cui si hanno tracce documentali fino ai giorni nostri, con ricchezza di particolari e di citazioni di fonti.





Dalla lettura di questo libro, e anche da altre informazioni, si evince che il primo nucleo abitato risale alla prima metà del 1600. Pare che l’origine di Burcei sia legata alla presenza di un gruppo di pastori stabilitisi nei pressi della sorgente chiamata Sa Mitza de su Salixi, esistente fino a qualche decennio fa proprio nel cuore del paese. Attratti dalla copiosità delle acque dai pascoli abbondanti e dalla salubrità dell’area, i pastori avrebbero impiantato i primi nuclei conducendovi le proprie famiglie. Il nome stesso di Burcei sarebbe legato alla parola Burrei che significa “branco di buoi”. L’aspetto economico moderno non si allontana molto da quello tradizionale. Il lavoro nei campi, ancora praticato, anche se prevalentemente dai meno giovani, è soprattutto teso a soddisfare il bisogno familiare. È la pastorizia a costituire la maggiore fonte di guadagno, anche se, in tempi recenti, si è aperta la strada all’edilizia, caratterizzata dalla laboriosità dei burceresi e la loro bravura nel settore delle costruzioni.

Burcei non offre molti monumenti al turista o al visitatore occasionale. Sebbene vi siano nella sua zona almeno sei nuraghi che possono costituire una attrativa per gli amanti della archeologia e della storia in genere, l’unico edificio da ammirare è la Parrocchiale costruita su progetto dell’architetto Gaetano Cima, che presenta analogie con quella di Guasila. ( Nelle foto sopra: la volta della chiesa e le caratteristiche lampade alle pareti costituite da antiche macine in granito. In quella sotto la chiesa )

La vera attrativa di Burcei, tuttavia, non è rappresentata dai monumenti, che mancano, o da edifici o da qualche manifestazione tangibile della operosità dell'uomo. In questo paese si respira una atmosfera che sa insieme di antico, di vita laboriosa sui campi, di pastori intenti alla custodia delle loro greggi o mandrie, di uomini abituati a riconoscere il loro bestiame con uno sguardo, dalla serenità che sprigiona la vita contadina, agricola e pastorale pur con tutte le sue complicanze e vicissitudini, in una atmosfera che ti solleva facendoti sembrare irreale il passeggiare tra vecchie strade ornate di moderni murales, tra le pietre dei muri che anche essi respirano. Qui possiamo considerare che tutti noi sardi siamo uguali perchè la matrice è la stessa. Il monte, la campagna, il duro lavoro. E qui ci sentiamo a casa nostra. (P.M.)


Santa Maria di Monserrato è la patrona di Burcei è e si festeggia a partire dall' 8 settembre con manifestazioni civili e religiose che abbracciano due settimane. La costruzione ebbe inizio nel 1886 e terminarono nel 1902.

Nella prima e nella seconda domenica di giugno, si festeggia invece Santa Barbara cui Burcei è molto devota. In questa occasione la santa, il cui simulacro è conservato nella parrocchiale di Santa Maria, viene condotta in processione verso la chiesetta campestre a lei dedicata. I festeggiamenti prevedono anche sfilate di costumi tradizionali provienenti da svariati centri.




Oltrechè di manifestazioni a carattere religioso, Burcei è sede di due sagre, occasione per valorizzare i prodotti locali. La più celebre è quella delle ciliegie che si tiene nella prima parte di giugno. In agosto si organizza invece la sagra della capra.

A Burcei " I segreti del presidente"





lunedì 14 aprile 2008

San Gregorio

SAN GREGORIO è un piccolo centro abitato della provincia di Cagliari, una frazione di Sinnai distante solo 15 Km dalla costa di Flumini, posto a 265m sul livello del mare lungo la statale 125 Orientale sarda, alle pendici occidentali del massiccio dei Sette Fratelli (1023 m), con un territorio a tratti boscoso e a macchia, a tratti a pascolo. Conta oggi un centinaio di abitanti residenti .



Nei pressi del villaggio scorre il rio Longu, che scende a gettarsi nel golfo di Quartu

Il territorio di San Gregorio fu frequentato fin dall’epoca romana e vi sorse il centro di Ferraria, posto lungo la strada da Cagliari a Tibula e specializzato nella raccolta di minerali. Scomparsa Ferraria, in epoca bizantina vi si insediò una comunità di monaci Basiliani che vi introdusse il culto di San Gregorio Nazianzeno.





Attorno alla chiesa di San Gregorio si sviluppò il villaggio di Villanova Sa Pannuga. A partire dal 1258 fu amministrato direttamente dal Comunedi Pisa. Dopo la conquista aragonese fu incluso nel grande feudo dei Carroz, ma il villaggio fu abbandonato prima della fine del secolo XIV.Il territorio, oramai deserto, continuò a far parte del feudo di Quirra di cui seguì le sorti fino al riscatto dei feudi nel 1838.


La chiesa di San Gregorio continuò però a essere frequentata periodicamente in occasione della festa del santo. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, a opera di un gruppo di famiglie della borghesia cagliaritana che costruirono le loro case di villeggiatura attorno alla chiesa, la borgata prese a svilupparsi e a essere animata.

( Le notizie sono assunte da: la Grande Enciclopedia della Sardegna, a cura di Francesco Floris, Newton & Compton Editori S.r.l.- 2002 )

Attualmente il borgo è pressochè disabitato in quanto soltanto poche famiglie conservano l'abitudine di frequentare le loro case antiche almeno nei giorni festivi. La Chiesa, che fa capo alla parrocchia di Mara, rimane chiusa tutto l'anno e viene aperta solamente in occasione della festa di San Gregorio che si celebra, in concomitanza di quella di San Basilio, nella prima domenica di Maggio di ogni anno. In quella occasione le statue dei due santi amici vengono portati in processione da Mara, dove sono custodite, tutto per essere festeggiate solennemente nella chiesa di San Gregorio. Un risveglio dell'interesse collettivo nei confronti del borgo di San Gregorio, che in passato ha conosciuto una densità maggiore di residenti, lo dimostra il fatto che nel suo centro esisteva un negozio di alimentari (di cui ancora si può notare l'insegna scolpita sulla pietra) e anche la scuola, (è probabile che il palazzo fotografato nella piazza sia stato adibito a scuola ma non ne abbiamo documentazione) è possibile, in quanto la piccola frazione, oltre ad essere immersa nel verde e rappresentare perciò una desiderabile meta di passeggiate, è stata recentementa restaurata in parte dal Comune di Sinnai che ha lastricato la piazza della chiesa e le strade, rendendo più facile percorrere il suo interno. Inoltre, vi è uno spaccio di alimentari, bar, tabacchi e giornali, e la ristorazione, per chi volesse fare una piacevole escursione di un intera giornata all'insegna del verde montano è assicurata da alcuni ristoranti presenti nella zona. Manca del tutto, invece, l'opera di qualche artigiano del legno o della pietra o del sughero che, oltre a ravvivare l'ambiente con una sua bottega, permetta l'acquisto di qualche souvenir ai numerosi visitatori che specialmente nelle giornate festive visitano il borgo, tale da costituire un punto di attrazione umana che accompagni quella naturale.

Le fotografie in sequenza mostrano dall'alto verso il basso: panorama del borgo, villa padronale recentemente restaurata, antico palazzo oggo di proprietà privata, forse destinata a scuola in passato,chiesa di San Gregorio, interno della chiesa, scalette in piazza di chiesa.

mercoledì 9 aprile 2008

Santuario di Gonàre

La canzone "In su monte è Gonàre" è una tra le più belle canzoni della tradizione sarda.

In su monte ‘e Gonàre
In su monte ‘e Gonàre
cantat una sirena,
chi cantat notte e die.
In su monte ‘e Gonàre
si non mi dàna a tie
mi trùnco càrchi vena
e mi làsso irvenàre.



Sul monte di Gonàre
Sul monte di Gonàre
canta una sirena
che canta notte e giorno.
Sul monte di Gonàre
se tu non sarai mia
mi taglierò le vene
e mi lascio dissanguare
.

La curiosità di conoscere i luoghi in cui la tradizione popolare ha immaginato il grande amore di cui è pieno questo canto ci porta ad Orani e a Sarule, dove bisogna andare per visitare il santuario. Così Mario Murgia, cultore appassionato di musica sarda che riproduce con la sua “vihuela de mano”, strumento antesignano della moderna chitarra, ci propone un itinerario affascinante tra le strade e i sentieri che portano al santuario e che si inoltrano tra terre dai nomi fantasiosi, simili a quelli resi celebri dalla penna dello scrittore di Orani Salvatore Niffoi.



Il Santuario di Nostra Signora di Gonàre sorge sull'omonimo monte che si eleva per 1100 metri circa sul livello del mare tra i territori di Orani e di Sarule, tra la piana di Ottana sul medio corso del fiume Tirso e la catena del Gennargentu, tra Nuoro e San Basilio di Ollolai.
Il Santuario è raggiungibile a piedi partendo dall'abitato di Orani dalla zona di "Su Cantaru" e salendo su per la vecchia e ripidissima strada che passa a "Sos Malavidos" e a "Illudini" fino a raggiungere l'ampio piazzale de "Sa Corte" dove sorgono le antiche "Cumbessias".
Il piazzale si trova a quota 973 metri sul livello del mare e da qui si snoda, scavato nella roccia, il ripido sentiero che porta fino al Santuario da dove nelle giornate più limpide si può effettivamente scorgere il mare Tirreno e il mare di Sardegna e un notevole numero di paesi della provincia di Nuoro e di Sassari.
Chi vuole invece raggiungere il Santuario, o per meglio dire, il piazzale di "Sa Corte" in macchina, può prendere due strade: una che parte da Orani e l'altra che parte da Sarule, e che si incontrano a poche centinaia di metri dal piazzale. Chi parte da Sarule deve necessariamente prendere la strada che, dalla periferia del paese, fiancheggiando il cimitero, porta verso "Santu Bernardinu" e poi su fino a "Su Palu 'e Gonàre", vicino alle cave di marmo ormai abbandonate. Chi invece parte da Orani, arriva al Santuario percorrendo il primo pezzo della strada consorziale per Mamoiada, che si diparte dalla SS 128 in località "Istolo" al culmine della salita da Oniferi. La strada sale dolcemente passando per "Usurthula" e poi ancora a "Sa Janna 'e Otheu" fino ad arrivare a "Urture" dove incontra la comunale che, continuando a salire sempre più ripida, porta fino al monte.




Le feste che vengono celebrate sul monte di Gonàre sono tre: il 25 Marzo, l'ultima domenica di Maggio e l'8 Settembre. La "festa grande", la festa di Gonàre, quella che si svolge l'8 Settembre è stata descritta splendidamente dalla scrittrice Grazia Deledda, premio Nobel 1926, nel romanzo "Le vie del male". (foto e testi da www.comunesarule.it/ e www.orani.it/ )

Alcune possibilità di ristorazione:

Hotel - Ristorante - Pizzeria
Monte Gonare
Località Monte Gonàre - 08026 Orani (NU)
Telefono e fax 0784 - 730139

Agriturismo Donnedda - loc. Monte Gonàre - Km. 5 da Sarule (NU)
tel. 0784/76026 fax 0784/769212 Cell. 3296315393 / 33421117364

Agriturismo S'Erularju - Olzai (NU)
tel. 0784/76026 fax 0784/769212 Cell. 3296315393 / 33421117364


Partenza
Quartu Sant' Elena
Arrivo
Orani o Sarule
Tipo di auto: Automobile, Berlina.

Tempo: 03h00 - 00h40 su strade a scorrimento veloce.


Distanza: 189km - 55km su strade a scorrimento veloce e 16km su strade piacevoli.
Costo carburante:
22.79 EUR
(itinerario www.viamichelin.it

lunedì 7 aprile 2008

Sant'Isidoro


A cinque chilometri dalla costa, in territorio di Quartucciu, il borgo ricco di fertili terre coltivate a frutteti e vigne, è rimasto immutato da quando, dopo gli eventi dell'ultima guerra, alcune famiglie della benestante borghesia locale, ne avevano fatto sede secondaria della loro vita, costruendo intorno alla chiesa dedicata a sant'Isidoro, proprie ville residenziali. La chiesa fu costruita nel 1741 e riedificata nel 1953 con annessione della casa parrocchiale. L'arredamento di cui è dotata venne offerta da quelle stesse famiglie che vi gravitavano intorno.
Il tempo, per questo borgo, sembra non essere mai passato ed essersi invece fermato a quel periodo, con l'unica eccezione per l'asfalto che ha reso meno polverose e più percorribili le strade. Intorno alla picola frazione, tuttavia, vi sono alcune realtà economicamente importanti: un grande e moderno complesso di giochi acquatici, che attrae d'estate migliaia di vacanzieri, un agriturismo, un maneggio. I suoi dintorni, le campagne incorniciate dai monti dei sette fratelli, offrono la possibilità di alcune belle escursioni a piedi, a cavallo o anche con l'auto, fin dove le strade campestri lo consentono.
Per una descrizione più dettagliata delle vicende storiche di Quartucciu, dei monumenti e del suo territorio comprendente anche la frazione di Sant'Isidoro, leggi Lucio Spiga: " Il mio paese".

mercoledì 2 aprile 2008

Cagliari: chiesa di Santa Rosalia

Sulle orme di Pietro Cavaro

Proseguendo la ricerca sulle opere di Pietro Cavaro sono andato nella chiesa di Santa Rosalia in via Torino a Cagliari. Qui si trova la parte centrale di un grande retablo, le altre parti si trovano nella pinacoteca di Cagliari ( http://www.pinacoteca.cagliari.beniculturali.it/), che rappresenta "la Madonna dei sette dolori". Il dipinto, tempera ad olio su tavola, non è però attualmente disponibile al pubblico; non è purtroppo visibile perchè conservato, avvolto da teli, in attesa di restauro da parte della Sovrintendenza alle Belle Arti, e di successiva collocazione nella stessa chiesa. Il parroco non ha saputo fornire altre indicazioni, se non regalarmi una cartolina illustrata che appunto rappresenta il dipinto della Madonna dei sette dolori, riprodotta qui sotto.
Dal sito internet http://wikipedia.org/ si ricavano le seguenti notizie sulla chiesa che custodisce il prestigioso dipinto: inizialmente destinata ad essere un piccolo oratorio per il culto di Santa Rosalia, venne ampliata e modificata nel 1695 dalla Congregazione dei Siciliani. La facciata presenta due nicchie nella parte superiore in cui si trovano le statue di San Bonaventura e Sant'Antonio da Padova. L'interno della chiesa è formato da un'unica navata e da otto cappelle ai lati. Una delle Cappelle ospitava le reliquie, poi trasferite sull'altare maggiore, di San Salvatore da Horta il cui processo di canonizzazione, cominciato nel 1586 terminò soltanto nel 1938.