flumini nel mondo

domenica 30 novembre 2014

Come una pianta di cappero di Massimo Granchi

Resoconto della presentazione del romanzo di Massimo Granchi


Paolo Maccioni, Massimo Granchi, Carla Calò
( Dalla relazione di Paolo Maccioni)
Il perché di questo titolo va ricercato nel carattere della sua protagonista  Edda e vuole significare il suo carattere spontaneo e sregolato, la sua forza e la sua pervicacia. Caratteristiche che si ritrovano nella pianta del cappero che riesce a crescere anche negli anfratti assolati delle rocce o dei muraglioni. Ne abbiamo esempi a Cagliari dove le piante del cappero si arrampicano nelle mura del terrapieno e  trovano il loro sostentamento negli interstizi delle muraglie calcaree che lo sostengono .
Edda è la protagonista assoluta del libro ma non la sola perché anzi il libro è un insieme di personaggi che ruotano intorno alla sua figura e che hanno tutti una loro precisa identità. Anche quelli minori, anche quelli che compaiono per una sola volta alla ribalta del romanzo, anche quelli hanno una loro storia perché l’autore non si limita a citarli in modo anonimo, ma intorno a loro crea sempre un contorno, un vissuto. "


Massimo Granchi è nato a Cagliari nel 1974 dove risiedono i suoi genitori.
Vive in provincia di Siena e lavora nel settore pubblico della formazione professionale. È sposato ed ha quattro figli.
Si è laureato in scienze Politiche a Cagliari, ha conseguito il dottorato di ricerca in Istituzioni e Società a Siena e si è perfezionato in Media, storia e cittadinanza a Milano.
Ha pubblicato:  Camillo Berneri e i totalitarismi ( Reggio Calabria 2006) e Siena immagine e realtà nel secondo dopoguerra (Siena 2010) Ha scritto articoli su riviste nazionali sui temi della comunicazione pubblica e istituzionale, sulla storia della comunicazione e sullo sviluppo locale.
“Come una pianta di cappero è il suo primo romanzo.”

Pubblico presente

Paolo Maccioni presenta  il libro
"Si può osservare il modo accattivante che  Massimo Granchi ha nella sua scrittura e la sua precisione dei dettagli. Non vi è luogo che sia stato toccato dalle vicende del romanzo che non sia descritto in modo netto e preciso e con un lampo di personale visione.  Così è per Palermo ( pag. 39)  Roma ( pag 59) così è per la maremma toscana e le sue parentesi pastorali e campestri di cui ci dà un saggio ( pag.132 ) così è per Cagliari di cui Edda ha sempre nostalgia ( pag.45)"

Pubblico in sala

Enrica Boy legge alcuni brani del libro
 "Scopriamo un’altra Edda. È una donna infelice e insicura oppure insicura perché infelice, tutte e due le spiegazioni possono andare bene. Bisogna leggere alcune pagine per capire il disagio di questa madre che si trova in una città che non le appartiene, alle prese con i problemi del figlioletto che rispecchiano i suoi problemi, per cui si consolidano in entrambi disagio e infelicità che sembrano non derivare da nessuna causa ma che in realtà dipendono dal carattere di Edda che sta rovinosamente precipitando in una  direzione che non avrà più ritorno."

Massimo Granchi e Carla Calò

La signora Carla Calò Risiede a Quartu.  È docente universitaria a Cagliari nelle facoltà di biologia e farmacia. 
È direttore artistico della associazione teatrale “ Parole rivelate” di Cagliari.


Massimo Granchi a colloquio con Carla Calò.

Conferenza sulla FAO

Resoconto della serata dedicata alla FAO del 13/11/2014. tratto dalla relazione introduttiva di Paolo Maccioni. 

( fotografie  di Emilio Aru).


Locandina della manifestazione
L'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite con il mandato di aiutare ad accrescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale. La FAO lavora al servizio dei suoi paesi membri per ridurre la fame cronica e sviluppare in tutto il mondo i settori dell'alimentazione e dell’agricoltura.
Fondata il 16 ottobre 1945 a Città dl Quebec Canada, dal 1951 la sua sede è stata trasferita da Washington a Roma presso il Palazzo FAO. Da novembre 2007 ne sono membri 191 paesi più l'Unione Europea.

Pubblico presente alla manifstazione

Ancora il pubblico

La signora Bonaria Casu e Paolo Maccioni
Il programma di lavoro della FAO è finanziato con contributi obbligatori e volontari. I contributi obbligatori sono quote fissate dagli Stati membri nella Conferenza Biennale della FAO.  Quindi anche dall’Italia e di riflesso da ciascuno di noi. Naturalmente troviamo in internet molto di più e a voler studiare l’argomento non mancano certamente i testi e le pubblicazioni. Ma oggi noi abbiamo l’opportunità di sentire dalla viva voce di chi ha vissuto per oltre trent’anni dentro l’organizzazione quali sono le caratteristiche pratiche e concrete che si svolgono nell’interno di questa enorme azienda mondiale che manovra disponibilità ingentissime da spendere nei territori più carenti del nostro pianeta.
Bonaria Casu

Bonaria Casu e Paolo Maccioni
La  signora Bonaria Casu è nata in Sardegna da genitori sardi e si è trasferita all’età di 14 anni a Roma dove ha studiato architettura, stenodattilografia in inglese,  e anche come privatista ma soprattutto ha incominciato a lavorare giovanissima dall’età di diciassette anni perfezionando in Inghilterra la conoscenza della lingua. Dopo una esperienza in una casa farmaceutica in Italia dove raggiunse il grado di vice direttore e dopo aver lavorato a Bruxelles per la NATO venne assunta dalla FAO e qui rimase per oltre trent’anni praticamente terminando il suo percorso lavorativo. Infatti nonostante le abbiano richiesto a più riprese di effettuare delle consulenze esterne lei non ha voluto accettare.

Bonaria Casu in mezzo al pubblico

problemi tecnici all'audio 

parte del pubblico
Quelle che seguono sono sue parole:
“Roma è una città splendida ma faticosa, e dopo essere stata in mezzo a tanta gente (soprattutto per via del tipo di lavoro svolto), sono venuta in Sardegna “in prova". La “prova” è stata positiva ed ho deciso di rimanere.
Ora ho un cane (lo avevo anche a Roma, però), continuo a nuotare (tra un acciacco e l'altro) e mi diverto a manipolare la creta (ho iniziato a Roma con un maestro-artista bravissimo). Leggo molto (anche in inglese e spagnolo, raramente in francese), ascolto musica, lavoro a maglia e mi piace cucinare.”



Cambusciu di Giulio Solinas

La relazione è tratta dalla introduzione di Paolo Maccioni - le fotografie sono di Emilio Aru

                                  CAMBUSCIU                                     

Cambusciu  è forse l’opera storico letteraria più importante di Giulio Solinas. 
Il libro  è stato pubblicato nel 2010 e stampato, con il patrocinio dei Comuni di Quartu S.Elena e di Quartucciu e della Provincia di Cagliari dalla Industria Grafica Editoriale IGES S.r.l. in una veste grafica sobria ed elegante.  
Contiene due versioni, quella sarda campidanese e quella italiana perché Giulio Solinas è uno appassionato studioso e cultore della propria lingua d’origine, quella che gli hanno insegnato i suoi genitori e che in casa ha sempre parlato: appunto la lingua sarda nella versione campidanese. L’italiano è la sua seconda lingua  che utilizza alla perfezione in ogni circostanza, ma quando deve esprimere la propria sensibilità artistica e soprattutto nelle sue poesie la sarda campidanese è la lingua più istintiva ed immediata.





Paolo Maccioni, uno dei due relatori con Maria Bonaria Lai a destra e, al centro. Giulio Solinas
 Il libro consiste in 336 pagine suddivise in 33 paragrafi, e da una serie consistente di documenti che attestano la veridicità di quanto contenuto nel libro. Nella seconda di copertina vi è una biografia esauriente di Giulio Solinas, poi vi sono alcune pagine di presentazioni del libro tra cui quella di Maria Bonaria Lai alla quale darò tra breve la parola e una introduzione al libro in cui l’autore spiega i motivi che lo hanno indotto a scrivere questo  libro.
Scrive, infatti, Giulio Solinas tra l’altro nella prefazione:
“Con l’indottrinamento della gioventù al progetto della “ rivoluzione fascista” ho vissuto la fanciullezza e la mia prima giovinezza tra l’entusiasmo delirante per le glorie della Patria e la paura della guerra, sempre immanente, della quale poi ne ho conosciuto le rovinose conseguenze. È nato questo libro per raccontare i ricordi di quel passato che io ritengo debbano essere conosciute da parte di coloro che verranno perché apprendano la storia e le vicende di chi li ha preceduti.”
Enrica Boy ha letto alcuni brani del libro

Francesca Serra ha letto in sardo campidanese 

SOLMO e Mario Murgia  hanno accompagnato la serata
 Nel libro si trova così la storia di Giulio Solinas a partire dalla prima infanzia fino ai primi anni del dopoguerra. 

Cambusciu è il nome proprio di un cappellino che una volta portavano i bambini da neonati fino al momento di andare all’asilo. E siccome Giulio Solinas lo portava continuamente non solo di giorno ma anche di notte perché soffriva di mal d’orecchio, i suoi amichetti gli appiopparono il nomignolo di Cambusciu.

Francesco Casula ha commentato l'opera

Intervento di Lucio Spiga  
 Nel libro sono rappresentate con dovizia di particolari le principali tappe della sua vita fino al periodo dell’immediato dopoguerra. Quindi comprende tutto il periodo della propaganda fascista che incitava alla guerra, poi il periodo cruento della guerra stessa con il suo carico di rovine e di morti ( tra l’altro nella appendice del libro vi sono anche alcuni elenchi di caduti in guerra di Quartu e di Quartucciu ), e infine quel primo dopoguerra rappresentato da una miseria estrema ma anche da uno spirito di ripresa. In pratica si tratta di un periodo che va dal 1929 anno di nascita dell’autore al 1944/45, e cioè i primi quindici anni che sono quelli formativi della personalità di ogni individuo.

il pubblico presente in aula

Maria Bonaria Lai  espone la sua relazione

Karen d'Irlanda

Rassegna fotografica dedicata al libro che non c'è :

 Karen d'Irlanda di Mimmo Corvetto (foto di Emilio Aru)

locandina Karen d'Irlanda





Cosimo (Mimmo) Corvetto
(Dalla introduzione di Paolo Maccioni)
Cari soci ed amici giovedì sera vi parleremo di un libro che non c’è (ancora) quello di Cosimo (Mimmo) Corvetto intitolato Karen d’Irlanda. Il titolo della locandina “Sogni di carta” ci è stato suggerito dall’insegna di un negozio che da un anno esiste nel centro antico di Quartu, proprio alle spalle della monumentale chiesa di Sant’Elena. In questi locali si trovano libri per bambini e ragazzi, giocattoli , cartoleria apposita per quell’età e altri articoli destinati alla prima giovinezza. Il suo animatore è un giovane che abbiamo avuto modo di conoscere recentemente qui da noi Davide Mercurio. Egli organizza incontri anche per grandi, propone serate in cui si insegna ai piccoli a lavorare di mano, a costruire materialmente un libro ma anche a preparare  torte e dolci.  A questo intraprendente imprenditore abbiano chiesto in prestito il nome del suo esercizio pensando che anche noi, nella serata di giovedì contribuiamo in qualche modo alla realizzazione di un sogno.  L’argomento del libro che non c’è è quello del medioevo irlandese, dei suoi castelli e dei suoi re, dei suoi boschi magici e dei tornei cavallereschi, degli gnomi e delle fate.


Da sinistra: Francesco Casula, Mimmo Corvetto e, in piedi Paooo Maccioni

Un'altra inquadratura con Francesco Casula Mimmo Corvetto e Paolo Maccioni

Francesco Casula e Mimmo Corvetto

Enrica Boy, a sinista in piedi legge un brano del libro che non c'è.

La sala della Scuola dove si è svolta la presentazione

Mimmo 

Enrica Boy

Il chitarrista SOLMO che ha interpretato alcune canzoni di De André

Francesco Casula, Mimmo Corvetto e Paolo Maccioni

Paolo Maccioni commenta l'opera di Mimmo Corvetto

Mimmo Corvetto,ringrazia i partedipanti

Enrica Boy legge un brano  osservata da Francesco Casula

( Dalla introduzione di Paolo Maccioni)
" ... il libro accende molte lampadine che non illuminano del tutto e che invogliano a fare più luce. E questa curiosità che suscita il libro, insieme al modo con cui è stata portata avanti la storia dei due innamorati credo che sia il suo maggior pregio. Non era facile parlare di fate, di gnomi, di folletti senza relegare il libro tra quelli destinati all’infanzia. Invece Corvetto c’è riuscito e la magia presente nel libro serve a dare un’atmosfera inusuale e del tutto particolare al romanzo senza incidere sul filo della sua trama che rimane un grande amore sofferto e poi realizzato." ...