flumini nel mondo

sabato 30 agosto 2008

Raccolta differenziata

E' sotto gli occhi di tutti ciò che sta avvenendo nelle nostre zone, parlo in particolare di Quartu e dintorni ma il discorso si può estendere anche ad altre comunità soprattutto della Sardegna meridionale. Il territorio è invaso di sacchetti abbandonati nelle piazzole di sosta, nei canali di raccolta delle acque piovane, nelle aiuole. Per le strade giacciono per ore cumuli di sacchetti di diverso colore, bidoni e bidoncini anche essi diversi tra loro, cartacce bottiglie e plastiche di varia natura sono presenti nelle strade senza che nessuno pensi a raccoglierle. Per la pulizia in generale la raccolta differenziata è stata fino a questo momento un vero fallimento. Può darsi che vi sia stato un vantaggio di altra natura sotto l'aspetto del raggiungimento di obbiettivi di smaltimento da parte dei Comuni ma, a quanto riportano i giornali, anche sotto questo punto di vista le innovazioni non hanno raggiunto il loro scopo se è vero che si pensa di usare il pugno di ferro per costringere i disobbedenti e le persone irremovibili ad adeguarsi al nuovo corso.
Per contrasto la gente che in questo periodo di vacanza è stata fuori dalla Sardegna per trascorrere le ferie e si è recata in altre parti dell'Europa più evolute, come ad esempio Francia e Germania, solo per citarne due che sono a noi molto vicine, ha notato come le città e i paesi, anche quelli piccoli, sono sempre puliti, le strade, siano esse statali o comunali, sono curate, e quasi non si nota la presenza degli addetti al servizio di raccolta dei rifiuti.
Perché questa differenza?

Troppo semplicistico affermare che si tratta di comunità più ricche che possono permettersi di gestire meglio il servizio. Ciò è vero ma solo in parte. Vi sono, infatti, accorgimenti che dimostrano come a volte si possono raggiungere risultati interessanti anche usando bene la propria intelligenza. Un esempio valga per tutti: in alcune città della Germania, si possono restituire le bottiglie di plastiche nei supermercati, addirittura anche in appositi raccoglitori automatici, ottenendo in cambio un piccolo bonus. Ragazzi, barboni, altre categorie di persone indigenti sono così incentivate a fare direttamente loro la raccolta di questi rifiuti.


Non so se ciò sia possibile anche da noi ma quel che è certo è che se qualcosa non funziona bisogna cercare di trovare il modo di farla funzionare e, se non si riesce da soli, occorre studiare quello che fanno altrove e copiare il loro comportamento.

Incendio nella Cattedrale


Si è svolta nei locali del Centro Culturale del Comune di Villasimius la presentazione del libro: Incendio nella Cattedrale, ultimo romanzo di Paolo Maccioni, pubblicato dai Fratelli Frilli Editori a Genova il 30 Luglio 2008. Hanno fatto da contorno alla presentazione, curata dallo stesso autore, la lettura di alcuni brani tratti dal libro e alcune delle più belle melodie sarde suonate e cantate da Cinzia Ligas e Mario Murgia rispettivamente al flauto e alla vihuela de mano. Nelle fotografie: alcuni momenti della manifestazione.

giovedì 21 agosto 2008

Castiadas: l'altra faccia della medaglia


Quello che oggi appare come un paradiso regalato da Dio a questa parte della Sardegna in realtà ha avuto origine da una situazione infernale. Migliaia di carcerati bonificarono il territorio, perfetto per il loro confino, “preparando il terreno” per le famiglie di coloni agricoli che si stabilirono nelle terre adiacenti il carcere. La lontananza dai centri urbani, la difficoltà per raggiungerli e la presenza continua della malaria, scoraggiava ogni volontà di fuga. La loro vita quotidiana era la seguente: la sveglia avveniva alle 6 del mattino. Il lavoro, sia nei campi all'aperto che nelle officine, si fermava dalle 12 alle 13 per il pranzo e poi proseguiva sino alle 17. Alle 18,30 i secondini eseguivano la conta e la chiusura dei dormitori, ed infine alle 19 veniva ordinato il silenzio. Le celle, ampie solo pochi metri quadrati, ospitavano un gran numero di detenuti. Il cibo veniva fatto passare attraverso piccole aperture poste sul soffitto o sui muri. Le infrazioni al regolamento venivano punite in modo medievale, il ritardo nell'obbedire, i guasti provocati al materiale in consegna, le grida, i canti, il rifiuto di sottomettersi alle punizioni e i tentativi di evasione provocavano la segregazione a pane e acqua. I casi di disobbedienza più gravi venivano puniti con la Cella Oscura a pane e acqua con ferri o camicia di forza oppure con la cella di isolamento per sei mesi. Coloro che non resistevano, andavano invariabilmente verso il suicidio o la pazzia”.
Non tutti i forzati subivano lo stesso trattamento. I più fortunati erano coloro che potevano lavorare nei campi, all’aria aperta, per i meno fortunati, e per i più indisciplinati, la vita carceraria era più dura. Ma anche all'aperto i gruppi di detenuti lavoravano nelle zone malsane, infestate dalle temibili zanzare apportatrici della malaria. Dimoravano presso baracche di legno lunghe 5 metri e larghe 2 e mezzo dotate di fitte reti metalliche alle finestre per impedire il passaggio dei terribili insetti. I condannati, indossavano una giubba rossa, il cappuccio di tela rigata di bianco e blu, quando lavoravano mettevano i guanti al solo dito pollice. Il cappuccio era simile a quello dei confratelli della misericordia, al posto dei due fori dinnanzi agli occhi aveva cucita una fitta rete metallica poco più di un decimetro quadrato.
Il personale manifestava poco entusiasmo, sia per il lavoro scarsamente retribuito che per il rischio che si correva a causa della zona infetta.
Così raccontano le cronache dei giornali dell'epoca. Un cronista dell'Unione Sarda Felice Senes riuscì ad intervistare alcuni detenuti.
Un detenuto napoletano di 40 anni, in carcere a Castiadas, condannato a 21 anni di reclusione per omicidio, racconta: Per 36 mesi ho vissuto in una cella, la cui larghezza era di tre piedi e la lunghezza di cinque piedi. Da un pertugio praticato nell'alto della soffitta, ricevevo quotidianamente il mio cibo. E' una pena di tortura, è un sepolcro di vivi: la legge consacrando fra le sue punizioni la segregazione cellulare, calpesta la natura dell'uomo…….eravamo sette napoletani, condannati nello stesso carcere alla segregazione cellulare, sei morirono, io solo ho resistito a quella indicibile tortura. Ora spero nella grazia… ".
(Foto e brani estratti dai siti: http://www.castiadasonline.it/ e: Viaggi al confine del mondo di Gianmarco Murru in http://www.marenostrum.it/, ai quali si rimanda per notizie più approfondite. )

domenica 17 agosto 2008

Carceri di Castiadas

Castiadas: un paese, tante borgate. Natura, spiagge, montagna e storia, queste le ricchezze del particolarissimo centro del sud-est sardo, situato ad una trentina di chilometri a sud di Muravera. Frantumato in diverse borgate, Camisa, L’Annunziata, San Pietro, Olia Speciosa, Masone Pardu, il suo territorio è ricco di spiagge lunghissime e campagne ancora oggi intatte. Nel 1871 la Direzione Generale delle Carceri a Roma deliberò l’istituzione di nuove colonie penali nell’isola, al fine di recuperarne le aree paludose. La storia di Castiadas passa per le Vecchie Carceri http://www.levecchiecarceri.it/
La colonia penale di Castiadas, dismessa nel 1952, è diventata il cuore pulsante di Castiadas.
Le vecchie carceri di Castiadas furono costruite nel 1875. Insieme a sette guardie carcerarie sbarcarono nell’isola trenta detenuti, con il compito di bonificare e ridar vita ad una zona rimasta disabitata per più di 1500 anni a causa delle carestie e delle epidemie cui era soggetta. Con il loro impegno, fu eretta la colonia penale più grande d’Italia, che in seguito arrivò ad ospitare più di duemila persone fra carcerati, agenti di custodia ed impiegati con famiglia al seguito. Il duro lavoro dei detenuti non mancò di ottenere importanti risultati nel campo dell’agricoltura e della pastorizia. La colonia penale cessò di esistere nel 1952, quando l’ETFAS, Ente di Trasformazione Fondiaria Agraria della Sardegna, frutto della riforma approvata in quegli anni, prese in appalto la zona per la riforma agricola, e la suddivise in sette aziende.
Oggi le vecchie carceri si presentano come un imponente edificio quasi totalmente ristrutturato, suddiviso in più parti: un cortile interno da cui ammirare l’intera struttura, la villa del Direttore, le celle, gli uffici e la farmacia. Durante la stagione estiva, nell’area della colonia penale vengono organizzate mostre legate all’artigianato, alla pittura, al settore agro-alimentare, che permettono al turista di immergersi appieno nella storia di questo paese.
Per Informazioni: ufficio Turistico Loc. San Pietro Castiadas 070/994501 Comune di Castiadas: Loc. Olia Speciosa Castiadas 070/994501.
Notizie interessanti riguardanti il turismo della zona sud est della Sardegna si trovano nel periodico Sardegna Sud Est edito da Estatemare srl Via Roma 214 09043 Muravera Tel./Fax +39 070 9931632 http//www.emcomunica.it

mercoledì 6 agosto 2008

Profumi d'oriente a Villasimius

Nel negozio "Il magrebino" situato nella centralissima via del mare, di fronte alla via Vittorio Emanuele si respira aria d'oriente.

Arrivano da lontani lidi africani gli oggetti esposti alla curiosità dei visitatori che rimangono affascinati dai misteri multicolori che si celano dietro le loro provenienze. Così vengono in mente le barche che trafficano da un porto all'altro alla ricerca dei preziosi oggetti da accumulare nelle stive per essere poi portati verso i fortunati che potranno con essi adornare le loro ville, giardini, balconi, impreziosendoli e arricchendoli con i tanti sgargianti colori che sembrano fuoriuscire da leggendarie favole esotiche.
I disegni arabeschi dai colori accesi, su piastrelle lucide, a formare quadri d'intensa luminosità, lampade e anfore che evocano deserti ed oasi fresche da cui attingere l'acqua vivificatrice, eccitano la fantasia e stimolano il desiderio di impossessarsi anche soltanto di un piccolo oggetto a ricordo di indimenticabili vacanze estive.