flumini nel mondo

giovedì 11 dicembre 2008

Serpeddì tra leggenda e realtà

Questa è la visione del monte Serpeddì, in territorio di Burcei, che si può ammirare dalle campagne della pianura che si estende dal mare di Flumini fino a Mara e Sinnai. Sulla cima del monte svettano le antenne di diversi ripetitori.
Le numerose antenne sono disseminate in quell'altura in modo da costituire quasi una foresta di acciaio. (Foto di Renzo Spanu)
Ma nel territorio che dal monte Serpeddì si estende fino ai Sette fratelli, vi sono altre foreste, meno moderne e più suggestive. Per questo motivo sono meta di continue escursioni a piedi, in bicicletta, in fuoristrada.
In queste foreste, tra le rocce, i ruscelli, le grotte, i monumenti naturali costituiti da nuraghi e tombe, chi ha l'opportunità di trovarsi a compiere una escursione subirà il fascino delle antiche storie arrivate sino a noi da un lontano passato.
Secondo la leggenda, Serpeddì ha preso il suo nome dalle streghe ( is serpius) che si sarebbero installate in questo luogo per poter dominare la vallata che si stendeva sotto di esse, ma anche per poter godere di un panorama unico al mondo. Ma qui non abitarono soltanto esseri maligni. C'è un arco naturale che si chiama "dell'angelo" perchè le creature celesti vollero sotto la loro protezione quei boschi sempreverdi. Uniche creature ammesse a vivere su questi picchi furono le aquile, i falchi, gli astori, i colombacci. Terra inaccessibile, questa riservata agli esseri primitivi, ai grandi predatori, agli abitatori della foreta più agili ed astuti. Gli uomini che hanno abitato nei paesi vicini, si sono sempre avventurati in questi luoghi con qualche paura: come se entrare in questa foresta, volesse significare compiere un atto di profanazione. Una convinzione che ha il suo riscontro in un'altra leggenda, forse più conosciuta.


SA PERDA DE SA PIPPIA
( la pietra della bambina)
Agli albori della civiltà, un giorno in cui la tribù di cacciatori si addentrò nel bosco in cerca di cibo, un grande masso si staccò dal monte e seppellì sotto di esso una bambina. Il grande masso è ancora là e, a volte, chi si accosta ad esso, può sentire il lamento della bambina morta, il cui fantasma si aggira senza pace nel punto in cui avvenne la disgrazia. Il masso si chiama " sa perda de sa pippia" ed il lamento si sente per davvero, anche se si tratta semplicemente del vento che, soffiando tra gli anfratti rocciosi, emette dei suoni che fanno venire i brividi!
(Le leggende sono tratte da " I sette fratelli" di Giovanni Sanna)

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