Oggi più che mai se si effettua una qualsiasi richiesta
onerosa al Comune di Quartu, ma penso in ogni Comune, la risposta scontata è:
mancano i soldi. Certamente è vero e sappiamo tutti che i bilanci dei Comuni
sono molto striminziti. Tolte le spese inderogabili per i servizi essenziali, quelle
di gestione, molto criticate perché includono i cosiddetti costi
della politica, rimane ben poco da destinare ad altro.
Il comune di Quartu ci aveva fatto sapere a suo tempo, tramite una circolare di accompagnamento al programma di raccolta e smaltimento dei rifiuti, di essere stato premiato per aver un indice di raccolta differenziato alto, credo superiore alla media, e così di poter risparmiare qualche cosa sui costi della gestione rifiuti che avrebbero potuto essere destinati ad un miglioramento del servizio. Tutto molto bene se i fatti avessero seguito ai propositi.
Ma così non è stato se è vero che la sporcizia per le strade anziché diminuire sembra aumentare. E d'altra parte non può che essere altrimenti perché, fino a quando per le strade erano disponibili i cassonetti, vi si potevano buttare dentro tutti quei residui che la cosiddetta civiltà dei consumi ci costringe a produrre sotto forma di cartacce di pubblicità, pacchetti di sigarette vuoti, giornali che non servono più, biglietti del cinema, del filobus, contenitori di gelati, caramelle, pop corn, bottiglie di bibite varie, involucri cellofanati e tanto altro ancora, di cui una persona può liberarsi solamente in due modi: o portandosele fino al proprio domicilio, (tenendole magari nelle proprie tasche) per poi trasferirle nei contenitori differenziati, oppure buttandole dove gli capita.
L’ideale sarebbe poterla depositare negli appositi cesti per i rifiuti,
ma poiché, se si esclude il centro, la totale mancanza di questi, affligge
l’intera città, soprattutto la costa, e poiché in una larghissima percentuale dei casi la gente ha poche tasche per i rifiuti, tutta
quella immondizia si riversa sulle strade aumentando la normale sporcizia che già
è tanta.
Può darsi che i nostri amministratori abbiano ritenuto che, essendo la Sardegna e quindi Quartu afflitta costantemente da venti di maestrale o di levante, questi possano portarla via per depositarla nei giardini privati che così ci pensino loro alla raccolta.
Può darsi che i nostri amministratori abbiano ritenuto che, essendo la Sardegna e quindi Quartu afflitta costantemente da venti di maestrale o di levante, questi possano portarla via per depositarla nei giardini privati che così ci pensino loro alla raccolta.
La risposta è sempre la stessa: i soldi non ci sono.
Qualche cosa però non va bene se è vero che altre
città a vocazione turistica, come vorrebbe essere anche Quartu, hanno risolto
il problema riuscendo a tenere pulito il loro territorio.
Può darsi che i cittadini di Quartu siano più
maleducati degli altri. Ma piacerebbe sapere quante multe sono state effettuate da parte delle autorità preposte, per infrazione ai
regolamenti o alle leggi relative al decoro urbanistico.
La soluzione non può essere che una. Premesso
che non solo i ricchi ma anche i poveri, se vogliono, riescono a tenere con decoro la propria casa, i mezzi necessari devono trovarsi perché il prestigio cittadino bisogna sentirlo come priorità rispetto a tante altre cose per le quali i
soldi si recuperano.
Con questi principi ben saldi, i soldi si
trovano, i mezzi si reperiscono, le strade si puliscono, i cestini vengono
installati, gli operatori ecologici vengono controllati, le multe vengono
applicate, i cartelli di invito alla popolazione a comportarsi civilmente
vengono esposti, i cartelli vecchi vengono tolti, le scritte oscene vengono
cancellate.
È utopia tutto questo? Se sì bisogna però spiegare
perché nella vicina Corsica tutti i paesi e città sono puliti e ordinati. E senza
andare in Corsica basta fare un giro nella cittadine della Sardegna
settentrionale per apprezzare una maggior
pulizia e organizzazione dei comuni sotto questo aspetto.
Ma si sa, l’orgoglio e l’amore per la propria terra è
come il coraggio di Don Abbondio, o uno ce l’ha o non ce l’ha.
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