flumini nel mondo

martedì 17 maggio 2011

Monumenti aperti. Cagliari: Chiesa di Santa Lucia

Particolare della chiesa di Santa Lucia
(foto di Gianfranco Calzarano)
In occasione dei monumenti aperti ha suscitato interesse il concerto tenutosi nella chiesa di Santa Lucia di Cagliari, in Castello. Significativo l’accostamento delle origini della chiesa con gli strumenti che hanno suonato in quella occasione. Mi riferisco in modo particolare alla viuhela de mano suonata da Mario Murgia accompagnato dal flauto di Cinzia Ligas.
Ebbene, qualcuno avrà assaporato l’atmosfera di un tempo, quando Innocenzo III regalò ad un gruppo di Clarisse che provenivano da Barcellona tutto il complesso nel quale si trovano anche le mura della chiesa.
Allora la vihuela era in auge  ed era lo strumento signorile per eccellenza che allietava le corti di mezzo mondo e, naturalmente anche quelle isolane.
vihuela de mano
Nel ricordare quel periodo storico, oltre ai momenti di gaudio vengono in mente episodi torbidi come quando Antonio de Cardona i Requesens viene nominato viceré di Sardegna dall'Imperatore Carlo V ( siamo intorno al 1535) e costui vuole fare chiarezza su un ammanco nelle casse dello stato di una somma imponente di denari, chiamando in causa la nobiltà isolana guidata dalle più illustri famiglie nobili di Sardegna gli Zapata e gli Aymerich.
Ma la nobiltà locale si ribella e tenta di coinvolgere la Viceregina Maria de Requesens in certe pratiche stregonesche scoperte da poco dall'Inquisizione creando un collegamento tra la viceregina e Domenica Figus una famosa strega appena catturata dalla Santa Inquisizione, insieme al suo amante Truisco Casula.
particolare della vihuela
L’indagine della Santa Inquisizione coinvolge un po’ tutti lavorando come suo solito, cioè estorcendo testimonianze e minacciando il carcere. Donne di malaffare vengono coinvolte e alcuni aspetti degradanti della vicenda, come l’ipotesi che vi siano cortigiane del demonio a corte, vengono opportunamente ingigantiti Vengono raccolte testimonianze, alcune delle quali chiamano in causa proprio la Viceregina. Si parla di riunioni segrete, orge, messe nere, sortilegi perpetrati dalla strega Domenica contro alcuni notabili cittadini, allo scopo di danneggiarli.
La Corte organizza la controffensiva. Il Viceré si appoggia al nuovo vescovo di Alghero, Pietro Vaguer, giunto nell’isola come nuovo incaricato per l’Inquisizione. 
A Cagliari Vaguer scopre che il caso Figus-Casula è una montatura. Trova un carteggio imbarazzante: una quarantina di confessioni estorte, testimonianze inattendibili di gente di bassa moralità, fatti così gravi, da minare il prestigio della stessa Inquisizione.


Cinzia Ligas e Mario Murgia 

Figus e Casula diventano le “cabezas del dimonio” che spiccano su Gente vil, baixa, borrachos, altri testimoni sono inattendibili, tra cui donne che avevano cooperato a imbastire il fantasioso castello di accuse e si erano date a licenziosità di ogni genere, costrette a pressioni morali e materiali di ogni tipo, purché forniscano uno spunto per arrivare a colpire la Corte.
La pratica passa all'Inquisizione spagnola che proscioglie, manco a dirlo, tutti i nobili coinvolti, compresa la moglie del viceré,  e condanna gli accusatori  per aver falsificato le testimonianze in quanto rese sotto tortura.
 ( Per notizie più dettagliate vai su: Wikipedia e Passeggiate semiserie, Marina , di Giuseppe Luigi Nonnis, La Riflessione 2007, nonchè altri vari su internet alla voce: Folch de Cardona) .





martedì 10 maggio 2011

Paolo Maccioni ( ma non sono io )

Buenos Aires troppo tardi di Paolo Maccioni ( mio omonimo)


Leggendo questo libro di Paolo Maccioni, il lettore si trova immerso in una Buenos Aires e una Argentina  inserite in una realtà storica turbolenta. Episodi di circa trent'anni fa rivivono nella narrazione con tutta la loro brutalità, raccontati da diversi personaggi che emergono dai bar, dai negozi, dalle librerie, da tutta quella complessa e pittoresca città che Paolo Maccioni sa ben illustrare con la sua prosa asciutta e piacevole. 
In questo universo marcio, dove sono continui  i riferimenti allo scrittore e combattente Rodolfo Walsch e suoi pseudonimi, il protagonista della vicenda, Eugenio Santucci, che già conosceva Buenos Aires, sebbene sotto altri aspetti, si immerge fino al collo a causa della sua attività che appunto è quella di sollecitare tali ricordi per poi poterli utilizzare per fini editoriali.
Nell’espletare questo compito che svolge attraverso una serie di ricerche culturali, in parte volute, in parte casuali o emergenti anche da fantasiose elaborazioni gastronomiche, scopre alla fine che ciò che allora poteva farsi per evitare le orribili devastazioni morali e materiali alle quali ha portato il terrore e la dittatura, non è stato fatto e non potrà più essere fatto.
Nasce in lui uno stato di depressione lenito in parte dal sentimento senza sbocco nei confronti di una donna  che, per lui, è stata anche una specie di nume tutelare.
Il libro lascia la bocca amara e una gran voglia di conoscere maggiormente le vicissitudini di quel torbido  periodo. Segnale inconfondibile della bravura dell’autore.  (p.m.) 


Questi sono ambedue Paolo Maccioni.
A sinistra  l'autore di Buenos Aires troppo tardi
A destra il sottoscritto  estensore delle note