Non credo che vi siano molte
parole efficaci per definire Praga e le sue caratteristiche. Meglio, molto
meglio affidarsi alle fotografie reperibili ovunque e, anche senza andare di persona a
Praga, si avrà la possibilità di conoscere ancora più che dal vivo le
caratteristiche maggiormente incisive dei vari e numerosi monumenti che sono disseminati nei suoi quattro, anzi cinque
quartieri principali attraversati da quel placido fiume, Moldava, che scorre
lentamente per la gioia dei turisti che possono ammirare, a bordo di uno dei
tanti battelli e comodamente seduti a mangiare panini e a bere birra, le sponde
del fiume unite da quel ponte Carlo che
da solo è un museo all'aperto, e scattare fotografie e filmini che
immortaleranno per sempre le vedute di Praga e dei suoi contorni fluviali
insieme ai visi sorridenti di coloro, parenti, amici, conoscenti che ad essi si accompagnano.
Ho avuto l'opportunità di girare in lungo e in largo tutta Praga attraversandola con un bus turistico che con un solo biglietto ti consente di effettuare tre percorsi diversi ed è valido per un paio di giorni. Per nostra scelta e per nostra inettitudine abbiamo ripetuto per ben tre volte lo stesso percorso che per fortuna era quello che toccava i punti nevralgici della città, perciò posso dire di aver visto ripetutamente ( anche se di sfuggita) tutto quello che di importante c’era di vedere ma, un conto è vedere le cose su uno schermo o dietro i vetri di un finestrino di un pullman, un conto è toccare con mano le pietre dei palazzi, dirigere lo sguardo verso particolari che solo da fermo puoi scoprire, gustare l’aria che si respira intorno a quello che in quel momento è l’oggetto dei tuoi pensieri.
Al di là del bus, siamo entrati in qualche chiesa, abbiamo passeggiato lungo il viale delle Grandi Firme e abbiamo visitato il cimitero degli ebrei che altro non è che un ammasso di pietre al quale si deve il rispetto che deriva dal pensiero di ciò che è stato, ma che non necessita di essere visto per essere considerato.
Poiché eravamo sotto Natale abbiamo naturalmente fatto incetta di bancarelle. Ad ogni piazza, di fronte ai più importanti monumenti, le bancarelle, simili in tutto il mondo, rallegravano l’atmosfera con le loro vivaci luminarie, con l’esposizione dei loro ninnoli e con le appetitose offerte di cibo in tutte le sue forme a partire dal semplice panino con wuster e salsa rossa, a finire ai dolci di diverso tipo di cui uno ci ha colpito per la sua bontà, dal nome impronunciabile ma dal sapore eccezionale: si tratta di pasta zuccherata arrotolata su una specie di mattarello che viene abbrustolita lentamente sopra carboni ardenti.
Siamo andati a mangiare in un luogo che sembrava una catacomba ed era ricavata da scavi fatti dopo una alluvione che aveva sommerso Praga e riempito le parti basse degli edifici di fango e detriti. In quei caratteristici antri in cui si mangia quasi al buio forse perché le strutture molto illuminate non sono belle da vedere, si servono i piatti caratteristici che consistono sostanzialmente in varietà di carni dai contorni molto elaborati accompagnati dalla solita birra in varie qualità e dalle armonie di qualche musicante che, a seconda dei luoghi di origine dei vari turisti, improvvisa il suo repertorio.
Abbiamo potuto constatare la esistenza di servizi igienici a disposizione di chiunque ( basta pagare qualche moneta) puliti, efficienti e sistemati in ogni luogo pubblico o privato in cui vi può essere l’esigenza di ricorrere a loro. Niente a che fare con la cronica mancanza ( specie in Sardegna) di qualunque pubblico servizio la ricerca del quale in molti casi diventa quasi una impresa.
Questa è la Praga che abbiamo visto in due giorni di intensa permanenza.
Tutto qui?
Si. Tutto qui. Dal nostro giro è rimasta fuori quella sensazione che nell'inconscio la rendeva magica. La Praga di Enrico IV, la città delle lotte religiose che l’hanno tormentata per secoli, le ripetute defenestrazioni di uomini di governo, le invasioni, le sofferenze, le ribellioni di un popolo che si è sempre trovato coinvolto in tante guerre, la commozione di essere al centro dell’Europa in quella che è stata capitale del sacro romano impero e che ha dato i natali a uomini come Franz Kafka . Ebbene questa emozione, nel nostro vagare godereccio non l’abbiamo provata. Forse l’abbiamo volutamente ignorata, oppure non ci è stata data l’occasione di viverla, però, ora, nel ricordare, ci assale forte il desiderio di tornare per ricercarla. Perciò mi son detto:… provaci ancora Paolo!