flumini nel mondo

mercoledì 14 dicembre 2011

Savoiardi di Fonni

     Savoiardi nascono nel tardo medioevo (all’incirca nel 1350) alla corte di Amedeo VI, facente parte della Reale Casa Savoia; furono creati in occasione della visita del re di Francia, e dato l’enorme successo ottenuto, questi fragranti e leggeri biscotti presero il nome di “Savoiardi” in omaggio ai Savoia, e divennero il dolce rappresentativo del Piemonte per eccellenza.Come è ovvio, la ricetta dilagò non solo in Piemonte, ma in ogni area di influenza dei Savoia, come in Sardegna, Sicilia e Francia.
La forma, un cilindro schiacciato con gli spigoli smussati, ricorda un grosso dito e per questa ragione in inglese vengono chiamati lady fingers, cioè dita di dama.





Biscotti savoiardi : la ricetta
Ingredienti: 
40 gr di fecola di patate 
130 gr di farina bianca 
4 uova
120 gr di zucchero 
20 gr di margarina 
zucchero a velo


Passate insieme al setaccio 110 grammi di farina bianca e la fecola di patate.
Ungete con la margarina la carta oleata, spolverizzatela con parte della farina rimasta, scuotetela per eliminare il superfluo e mettetela sulla placca del forno. In una terrina montate a neve ben soda i quattro albumi con 100 g. di zucchero; in una tazza a parte sbattete rapidamente per un minuto i quattro tuorli con lo zucchero rimasto. Aggiungete i tuorli agli albumi (mai il contrario), amalgamandoli con la spatola dall’ alto verso il basso.
Aggiungete quindi, facendole scendere a pioggia le due farine, sempre tagliando il composto ottenuto dall’ alto verso il basso con la spatola di gomma.

Versate il composto nella tasca di tela da pasticcere e premendo formate sulla carta oleata delle lingue di circa dieci centimetri di lunghezza e tre centimetri di larghezza, ben distanziate tra loro. Lasciate riposare qualche minuto, poi spolverizzate i biscotti con lo zucchero a velo.

Mettete la placca in forno già caldo per circa 10 minuti.
I savoiardi devono essere appena biondi, gonfi e morbidi. Sfornateli, lasciateli sulla placca cinque minuti, quindi staccateli dalla carta oleata e lasciateli raffreddare.


I Savoiardi di Fonni


Dio fece il cibo,il diavolo i cuochi.
J.Joyce,Ulisse














Per quattro persone occorrono: 4 uova fresche, 250 gr di zucchero semolato, 120 gr di farina, succo di un limone, 50 gr di zucchero a velo. Inoltre occorre una tasca da pasticcere (sac à poche).


Costume di Fonni
Rompete le uova e separate i tuorli dagli albumi. Lavorate per bene i tuorli con lo zucchero semolato, fino ad ottenere una crema bianca e spumosa. A parte, montate a neve gli albumi versandovi lentamente il succo di un limone. A questo punto unite gli albumi alla crema di tuorli, avendo cura di utilizzare un cucchiaio di legno inodore e di compiere movimenti dal basso verso l’alto per non smontare il tutto. Aggiungete pian pianino la farina facendola scendere da un colino. Riempite una tasca da pasticcere con bocchetta a stella e su una teglia rivestita di carta forno disegnate dei biscotti. Spolverizzate di zucchero a velo. Infornate in forno preriscaldato a 180 gradi per un quarto d’ora, oppure fino a quando il savoiardo non si sarà gonfiato e rassodato.

lunedì 12 dicembre 2011

Cortes apertas a Fonni



Adagiato sulle pendici settentrionali del Gennargentu, a 1000 metri s.l.m. Fonni è il paese più alto della Sardegna con un numero di abitanti che sfiora le 5000 anime.
Il suo nome  deriva probabilmente dal latino "fons" che significa fontana o anche 'dio delle fonti', in quanto  il paese conta numerose fontane sorgive.
Una via di Fonni in occasione delle Cortes apertas
Il territorio di Fonni è ricco di monumenti archeologici. In questa' area sono stati rinvenuti, infatti 45 nuraghi, il più importante dei quali è Dronnoro, ben visibile dall’abitato. A 10 Km. Da Fonni è stato portato alla luce un Acquedotto nuragico, ritenuto un “unicum” in Sardegna , che serviva un villaggio sottostante. A duecento metri è venuto alla luce un tempio nuragico la cui tipologia pare che non trovi  riscontro nell’isola e in tutto io bacino mediterraneo.
Come tutta la Sardegna anche Fonni ha subito nel corso della storia diverse occupazioni.
Nel 238 a.C. le legioni Romane sbarcarono in Sardegna, base ideale al centro del Mediterraneo, attratti  dalle produzioni cerealicola e mineraria. Inizialmente insediati lungo le coste occuparono in seguito le pianure togliendo alle popolazioni montanare quello spazio vitale indispensabile per la loro sopravvivenza causando on ciò la loro rivolta. Nel 231 a.C. Pomponio Matone, console romano, impiegò per snidare i Pelliti dai loro rifugi cani particolarmente addestrati nella caccia all'uomo. Da qui deriverebbero i mastini fonnesi, razza di cani usati nell'Ottocento dai banditi barbaricini anche nelle bardane. La colonizzazione romana si radicalizzò anche nella Barbagia per oltre sette secoli.
Le invasioni continuarono con i Vandali che occuparono l'Isola nel decennio fra il 456-466 e vi rimasero per circa ottant'anni.
Dopo la dominazione vandalica seguì quella bizantina.
Aragonesi e Spagnoli dominarono nell'Isola per quattro secoli ossia dal 1492 fino al 1714.
Infine La dominazione sabauda ebbe inizio nel 1720 e perdurerà fino al risultato del referendum "Repubblica-Monarchia" del 1948.

La nascita di Fonni si fa risalire alla fine del primo millennio.
Le case, piccole e modeste erano a pian terreno, addossate le une alle altre. Avevano un solo ingresso e poche finestre on camere intercomunicanti tutte in funzione di sa cu’ina (la cucina). Mentre sos meres ( i ricchi) abitavano invece in case di maggiori dimensioni, talvolta con due piani con scale interne di legno o granito, con balconi all’esterno, e camere e cucina intonacate e pianellate e con soffitti talvolta dipinti.
Dietro il monumento il murale rappresenta le case di un tempo
Una certa PeppeLuisiPala, il 10/12/2010 così si è espressa commentando Cortes apertas di Fonni ( vedi Paradisola.it) : Oggi sono stata a Fonni per le Cortes Apertas. Mi hanno chiesto € 6 per 1 Kg di pane, € 5 per 1 bicchiere di castagne arrosto, € 5 per circa 3 Kg di patate. Abbiamo pagato € 13 per 3 sebadas mal cotte, due delle quali coperte di zucchero e una semplice. Non c'era nessuna pubblicità nè informazione sulle attività turistiche della zona. 
Ma è possibile che la politica sia sempre quella di rapinare il forestiero? In questo modo il turismo delle zone interne non decollerà mai!

Io non so se l’anno scorso l’evento fonnese fosse così disastrato come appare da quel commento. Posso dire però che ciò che ho visto io nella edizione di quest’anno non è esattamente come appare da quella lettera. 
Abbiamo comprato anche noi un sacchetto di patate, i siamo lasciati tentare dalla salsiccia e del formaggio  e non ci siamo fatti mancare  le sebadas da cuocere e i biscotti savoiardi, e non ci siamo sentiti rapinati.  
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Menù completo a € 13
Vi erano pasti offerti ad un prezzo abbordabile con i porchetti che cuocevano a vista.   
cucina all'aperto










       



Siamo stati dentro qualcuna delle 41 cortes aperte ed in tutte  abbiamo avuto una accoglienza cordiale e generosa. L’offerta di biscotti e di bevande era pressoché presente in tutte le cortes visitate.
Una delle cortes con prodotti dell'artigianato
Una corte con produzione di salsicce...









... e di  altri salumi.























Inoltre, la documentazione che l' Amministrazione Comunale di Fonni ha messo a disposizione dei numerosi turisti era abbondante ed esaustiva con la descrizione dettagliata delle cortes da visitare e dei murales da vedere, nonchè dei punti di ristoro e di quelli di informazione generale, il tutto corredato dalle relative mappe.
L'unico rimpianto è stato perciò quello di non avere avuto il tempo necessario per vedere tutto quello che c'era da vedere o da assaggiare. Ma, nel complesso abbiamo tratto la convinzione che Fonni sia  un paese molto attivo, di grandi lavoratori e con notevoli ambizioni. Sarà il clima, sarà l’indole dei suoi abitanti, ma l’aria che si respira è quella. Vi sono infatti negozi, attività, ristoranti, alberghi, market, abbiamo notato perfino un negozio di articoli di antiquariato molto fornito e pretenzioso, e abbiamo visto il trenino bianco circolare con 



Il trenino che trasporta i turisti in giro per il paese a vedere i mrales


fino a tarda sera affollato di visitatori
disinvoltura in mezzo alla gente trasportando in continuazione e fino a tarda sera i visitatori ad ammirare i numerosi e bellissimi murales che vi sono in giro per il paese.


Murale
Murale
In contemporanea a questi prodotti della modernità turistica sono ancora ben presenti le antiche tradizioni che fanno parte della vita di Fonni. Così troviamo chi circola liberamente a cavallo per le vie del centro,


Un cavaliere circola nel paese con il suo personale mezzo di trasporto.
  e  un po'dappertutto, strumenti e oggetti che appartengono al passato. 


Antico carro che veniva trainato da una coppia di buoi.
Fonni sembra insomma dibattersi tra l’antico ed il moderno stentando a prendere la sua via. Troppo ancorato alle sue tradizioni, ma contemporaneamente assetato di modernità.          




















mercoledì 9 novembre 2011

Le memorie di Caterina

Il libro di Caterina Roberto
   Il sottotitolo di questo libro è il seguente: vita normale in un anormale periodo di guerra. Ed effettivamente nel libro troviamo le esperienze vissute in quel lontano periodo che va dalla fine degli anni trenta alla fine dei quaranta, da coloro che, allora, non potevano che essere bambini, e perciò  le affrontarono con la loro naturale limpidezza d'animo, portandosele appresso, tuttavia, per il resto della vita, nelle pieghe della memoria.
   Leggendo il libro di Caterina Roberto, e mano a mano che si va avanti con il racconto autobiografico, i  ricordi  di chi ha convissuto le sue  esperienze, si fanno sempre più vivi. A partire dalla famiglia in cui è nata e cresciuta. E' infatti  motivo non solo di curiosità, ma anche di sincera commozione  rileggere periodi della fanciullezza in cui personaggi descritti dalla autrice del libro sono riconosciuti e ricordati. Chi infatti, tra gli studenti cagliaritani del dopoguerra, non ha conosciuto lo zio dell'autrice, Nicola Valle, il famoso " Pinzellu" dalla folta chioma bianca svolazzante all'aria, presidente e fondatore degli "Amici del Libro" e autore di numerose pubblicazioni su Cagliari e su tutta l'arte in Sardegna, oltre che severo professore di lettere? 
   Non si ha il tempo di riflettere su quei ricordi perché il racconto passa velocemente al periodo precedente la tragedia bellica, con una serie di notizie tratte dalla stampa locale, l'Uuione Sarda, che descrivono i provvedimenti dell'autorità dell'epoca  imposte in funzione dell' imminente guerra e che molti ignorano. Furono drammatiche vicende che i cagliaritani, ma non solo loro, dovettero sopportare in quel particolare momento storico che  cambiò o segnò per sempre la vita della maggior parte di loro.  
  Vi è raccontata nel libro  l'ansia e la paura che attanagliò i nostri genitori a causa dei terribili bombardamenti che distrussero la città, e vi è il periodo dello sfollamento in cui la soddisfazione della fame era l'imperativo principale nella maggior parte dei casi ed in cui la commistione tra abitanti della capitale e quelli dei paesi ospitanti provocò l'insorgere di sentimenti diversi, a volte non precisamente teneri, e a volte di vera e propria scoperta umana. 
   Insomma è un libro che  rappresenta  una memoria storica resa ancor più affascinante perché rivisitata con la spontaneità che hanno gli occhi  di una bambina. Una memoria da conservare e custodire come  fotocronaca di un intenso periodo della nostra vita,  e il grande merito di Caterina Roberto è quello di averlo saputo descrivere con semplicità e passione per cui il lettore, dopo essersi immerso in un passato coinvolgente, si ritrova al termine della lettura con la convinzione di essere ancora soltanto al principio.
Paolo Maccioni

 Roberto con suo marito (Nino Garofalo)che ha collaborato con lei alla raccolta della documentazione delle vicende narrate nel libro, nella loro casa di Milano, dove risiedono. 

lunedì 31 ottobre 2011

Premio internazionale di poesia e narrativa " L'integrazione Culturale per un mondo migliore"

Il 29 ottobre, presso  il centro Congressi della Provincia di Milano si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso internazionale di Poesia e Narrtiva: L'integrazione Culturale per un mondo migliore.

Il Centro Congressi della Provincia di Milano dove si è svolta la cerimonia di premiazione del premio internazionale di Poesia e narrativa: " L'integrazione culturale per un mondo migliore"

 La cerimonia è stata arricchita  da un  balletto che ha sfoggiato i  costumi ecuadoriani dai colori variopinti
Il console Generale dell'Ecuador in Milano, dott.ssa Narcisa Soria Valencia viene premiata per la sua attività culturale dalla Prof.ssa Ninnj Di Stefano Busà ( Presidente della Giuria)
Paolo Maccioni  ritira il primo premio,  consistente in un biglietto di andata e ritorno per l'Ecuador, vinto per la sezione narrativa con il romanzo "Incendio nella cattedrale"
Vai su  www.maccionipaolo.blogspot  per maggiori dettagli e foto. 

sabato 15 ottobre 2011

Tombe ipogeiche: Malta e Bonorva



L'Ipogeo di Hal Saflieni, a Malta , è una struttura sotterranea scavata circa tra il 3600 e il 2500 a C.  È l'unico tempio preistorico sotterraneo al mondo.  L'UNESCO inserì questa struttura unica tra i patrimoni dell’umanità.
Il primo livello somiglia molto alle tombe scoperte a Xemxija (Malta). Alcune stanze sono caverne naturali ampliate artificialmente. Dagli esami di datazione si è appreso che è il livello più antico. Il secondo livello si trova solo 10 metri sotto il livello della strada.
La donna dormiente (Museum of Archeology, Valletta, Malta.


La Stanza Principale del primo livello è una camera  più o meno circolare, scavata nella roccia. Buona parte dei muri sono colorati di ocra. La statuetta della Donna Dormiente venne trovata in questa stanza. La statua è ospitata presso il Museum of Archaeology, a La Valletta.
La Stanza dell'Oracolo è di forma rettangolare, ed è una delle più piccole stanze laterali. Su una delle sue pareti è presente un foro in cui un uomo, infilandovi la testa e parlando, può far udire la propria voce per tutto l'ipogeo. La voce femminile non provoca lo stesso effetto  
Fuori dalla Stanza dell'Oracolo, sulla destra, si trova un'ampia sala circolare, riccamente decorata con motivi geometrici. Sul muro a destra si trova il disegno di una mano umana scolpita nella roccia
Modellino dell'ipogeo di Hal Saflieni
Nel secondo livello una stanza contiene una buca alta due metri che potrebbe essere stata usata per tenervi dei serpenti, o per raccogliere l'elemosina.
L'ipogeo di Hal-Saflieni è una famosa attrazione turistica.  L'Heritage Malta (l'istituzione che protegge i beni storici del luogo) permette  solo 80 visitatori al giorno.

La lettera del signor Michele Castoldi di Lanusei pubblicata nell'Unione Sarda dl 14 ottobre 2011 è totalmente condivisibile. La Sardegna è talmente ricca di monumenti archeologici da poter imbastire su di essi una politica turistica destinata ad un sicuro successo. Uno di questi è la Necropoli di Sant'Andrea Priu.

Necropoli ipogea di Sant'Andrea Priu - 3.000-1.800 a.C.

La necropoli si trova vicino a Bonorva (SS). Il sito archeologico è costituito da un complesso di "domus de janas", edifici funerari scavati nella roccia (da questo il termine ipogea). Appartiene all'età neo-eneolitica (3.000-1.800 a.C.) e fa parte della Cultura di Ozieri.
Le tombe di questa necropoli sono state scavate in un costone di trachite rossa e avevano una funzione funeraria e sacrale, sono conosciute anche con il nome "Domus de Janas", come vengono chiamate in sardo. La traduzione letterale potrebbe essere: casa delle fate o delle streghe.
La necropoli è costituita da 20 tombe, in una serie di ambienti intercomunicanti. Alcune riproducono (in grandezza naturale) la tipologia della capanna lignea e della casa con tetto a doppio spiovente; altre, invece, hanno un'architettura più complessa con un atrio semicircolare, il tetto a raggiera, le camere con pilastri e decorazioni destinate ai riti, mentre le stanze più piccole venivano utilizzate per seppellire i corpi dei defunti. Tra le decorazioni è possibile osservare segni astratti, forse simboli di antichi culti preistorici. Una delle tombe è conosciuta come la "Tomba del Capo", costituita da diversi ambienti comunicanti tra di loro, non è sempre accessibile.
Sopra questo enorme complesso funerario è presente una roccia che per la sua forma ricorda il toro.
Le tombe, successivamente, sono state in parte riutilizzate come luogo di culto in epoca medievale: di quel periodo rimangono alcuni affreschi.
Informazioni per arrivare alle necropoli ipogea di S. Andrea Priu da Cagliari: attraverso la S.S. 131 sino al km 162,5, poi si prosegue sul bivio per Bonorva, si esce dal paese lungo la provinciale per Bono e al km 6,8, sulla destra, si prosegue su una strada non asfaltata. Dopo 2,6 km, oltrepassata la chiesa di Santa Lucia, si giunge alla necropoli, posta sulla sinistra.



Più volte abbiamo segnalato su questo blog, luoghi, monumenti, reperti che andrebbero protetti e valorizzati e che sono invece abbandonati alla mercé dei vandali e delle intemperie, ma quello che vi racconteremo oggi ha veramente dell'incredibile.
Ciò che è illustrato sopra è visibile da tutti. Vi è tuttavia ancora qualche cosa alla quale fa cenno il signor Castoldi nella sua lettera che rimane invisibile.
Vi invitiamo alla lettura dell'articolo che segue, a firma di Paola Arosio e Diego Meozzi, molto indicativa di come le cose funzionano (o non funzionano) da noi in Sardegna.


Le meraviglie sigillate di Sardegna

La Sardegna è un'isola italiana nota tra gli archeologi soprattutto per i suoi nuraghes - antiche torri che ricordano in qualche modo i broch scozzesi, ma più numerose ed elaborate. Sull'isola si possono trovare molte altre antiche meraviglie: dalle cosiddette "tombe di giganti" alle "domus de janas" (case delle fate - tombe scavate nella roccia) come ai pozzi sacri preistorici. La Sardegna è quindi una regione veramente incredibile per qualunque appassionato di monumenti antichi. Ma alcuni dei suoi esempi più eccezionali potrebbero rimanere nascosti per secoli dopo essere stati scoperti e scavati [dagli archeologi]. Come vi raccontiamo in questa storia.
All'inizio di aprile abbiamo fatto un giro archeologico in Sardegna e una sera ci siamo trovati a soggiornare nell'agriturismo Sas Abbilas, in una meravigliosa valletta isolata nei pressi di Bonorva (Sassari) e di un sito archeologico importante, Sant'Andrea Priu. Il proprietario, Antonello Porcu, ci ha mostrato delle splendide immagini che ritraggono
spirali rosse da 70cm dipinte sulle pareti di una cella laterale di una tomba preistorica che è stata oggetto di scavo un anno e mezzo fa. E ci ha raccontato la storia della cosiddetta "tomba della scacchiera".
I terreni del signor Porcu sono situati a fianco di una zona denominata Tenuta Mariani dove già nel 2002 era stata identificata una necropoli preistorica. Nel 2007 il Comune di Bonorva ottiene un finanziamento per effettuare un censimento dei siti archeologici dell'area e la cooperativa che ha l'appalto si avvale della competenza dell'archeologo Francesco Sartor per la Sovrintendenza archeologica di Nuoro e Sassari. Dopo la prima fase di censimento, l'anno successivo è la volta di una campagna di ricerca e scavo, sempre guidata da Francesco Sartor. Diverse settimane dopo l'inizio dei nuovi lavori, l'archeologo dichiara di non avere trovato ancora nulla, ma il signor Porcu nota che per diversi giorni di seguito gli scavatori scendono dalla collina ricoperti di polvere di roccia. Allora il fratello del signor Porcu si rivolge direttamente in sardo (com’è noto una lingua molto diversa dall'italiano) agli scavatori, chiedendo: "La scrofa ha fatto i maialetti?" Al che loro rispondono (sempre in sardo): "Sì, e dovresti vedere quanti, e che belli!" Questa è la prova che qualcosa di importante era stato trovato sulle colline di Mariani.
Dopo qualche giorno, il signor Porcu e il fratello si recano sul posto e trovano, al di sotto di un telone di protezione sistemato dagli scavatori, un dromos con un prospetto architettonico scavato nella roccia che conduce ad una grande tomba con tre celle laterali. La tomba è decorata con disegni d'ocra rossa brillante, con protomi taurine scolpite nel lato maggiore della camera principale e con un tetto alto circa 1,70m scolpito come se fosse composto da assi in legno, dipinte alternativamente in blu scuro e bianco. Ma l'elmento visuale più eccezionale della tomba è una serie di grandi spirali rosse dipinte in una cella laterale: un totale di sette spirali, molte delle quali interconnesse tra loro. La qualità delle antiche pitture è straordinaria, e su una volta è dipinta anche una figura geometrica rarissima nelle tombe sarde: un motivo a scacchiera bianca e nera - qualcosa probabilmente di unico in un sito apparentemente databile al Neolitico recente e riferibile alla cultura di San Michele di Ozieri (3800 a.C. – 2900 a.C.).
Dopo la sua visita alla tomba, il signor Porcu si reca dal sindaco di Bonorva, informandolo della straordinaria scoperta effettuata sul loro territorio. Il sindaco, stupito, dichiara di non essere stato informato dall'archeologo della scoperta, né di avere ricevuto comunicazioni ufficiali dalla Sovrintendenza.
La fine di questa storia?
Dopo circa 4 mesi di scavi la Sovrintendenza decide di sistemare un enorme blocco di pietra di fronte all'unico ingresso della tomba; si fa quindi una colata di cemento e si ricopre l'intera zona con uno spesso strato di terra, sigillando nuovamente il sito, probabilmente per sempre. Ciò viene fatto per "preservare la tomba da eventuali saccheggiatori". E la tomba e il suo prezioso contenuto, così scompaiono. Una sorte condivisa anche da altre tombe dell'area, tra cui quella denominata "Sa Pala Larga" nella quale è stata trovata un'incredibile protome taurina scolpita e una serie di spirali a creare una sorta di "albero della vita".
Il sindaco di Bonorva, Mimmino Deriu, da noi intervistato, ha dichiarato che, nonostante la cronica mancanza di fondi, crede nel grande valore del patrimonio archeologico dell'area e si sta impegnando a valorizzarlo, in particolare con la riapertura del locale Museo archeologico situato in un ex convento e con il recentissimo accordo (del 7 aprile scorso) con l'Ente Forestale per la gestione tecnico-economica di tutela, conservazione e valorizzazione, anche ai fini turistici, proprio della Tenuta Mariani, dove si trova la necropoli sigillata.
Abbiamo anche contattato Luisanna Usai, archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro e responsabile dell'area di Bonorva, per sapere se c'è un progetto di riapertura della tomba e la possibilità di rendere visitabile la necropoli. L'archeologa ha esposto molto chiaramente il proprio punto di vista sulla questione: "Non voglio che si parli di questa cosa, non mi interessa che si sappia. Noi della Soprintendenza siamo chiamati soprattutto alla tutela dei siti: le pitture sono labili e quindi
la tomba rimane chiusa". E ha concluso affermando che "Il canale per far conoscere questo tipo di scoperte lo scegliamo noi della Soprintendenza".
Ora, fermo restando che siamo pienamente d'accordo sull'assoluta necessità di preservare la tomba dalle mani di saccheggiatori e tombaroli, la sua chiusura ci sembra abbia un senso solo in una prospettiva a breve termine. Anche perché testimonianze locali affermano come altre tombe sigillate nella zona - tra cui la già citata Sa Pala Larga - stiano soffrendo di pesanti infiltrazioni d'acqua che ne compromettono le pitture: il rimedio sembra quindi avere un effetto opposto a quanto auspicato.
Confermando il nostro rispetto per la Soprintendenza e i suoi archeologi, a partire da Luisanna Usai, che sappiamo essere un'ottima e capace professionista, non siamo tuttavia d'accordo né con i metodi applicati né con questo atteggiamento di chiusura: se si chiamano 'beni culturali' è evidente che siano un
patrimonio nazionale, di tutti. La tutela è una cosa, l'occultamento a tempo indefinito - per quanto motivato da princìpi di preservazione - e' un'altra.
George Nash, archeologo del Dipartimento di Archeologia ed Antropologia dell’Università di Bristol ed esperto mondiale di arte preistorica, da noi contattato ha commentato: "Lo straordinario stato di conservazione di questo esempio di arte preistorica è paragonabile per importanza alle immagini dipinte all’interno della camera dell’Oracolo dell’ipogeo di Hal-Saflieni a Malta. Questa scoperta è di importanza internazionale e dovrebbe essere condivisa tra i ricercatori di arte preistorica.
L’aver sigillato il monumento rappresenta un crimine contro la comprensione delle vere origini del Neolitico dell’Europa meridionale".
Ci chiediamo quanti monumenti eccezionali siano stati trovati, scavati e sigillati nuovamente negli anni da parte degli archeologi in Sardegna, senza che nessuno - tranne pochi addetti ai lavori - ne venisse a conoscenza . Per diffondere la consapevolezza dell'esistenza di questo posto veramente speciale, ci auguriamo che lettere e messaggi inviati direttamente al sovrintendente archeologico di Sassari e Nuoro (Dott. Bruno Massabò - Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro, Piazza Sant'Agostino, 2 - 07100 Sassari, Italia; tel. +39 079 2067402, e-mail bmassabo@arti.beniculturali.it) possano convincere la Soprintendenza ad adoperarsi per l'apertura al pubblico della necropoli dell'area Mariani, in modo da condividere la sua straordinaria bellezza con il resto del mondo. Nel frattempo, vogliamo condividere con voi la meraviglia di questo sito, pubblicando le immagini della tomba riprese dal signor Porcu, reperibili all'indirizzo www.stonepages.com/scacchiera

Paola Arosio e Diego Meozzi



Disegni  a spirali color  rosso ocra perfettamente conservati