flumini nel mondo

venerdì 4 luglio 2008

Vivere di turismo a Flumini

Si può?
Certo che si può, ma a determinate condizioni. A Flumini, vi sono luoghi meravigliosi se li si guarda con occhi di chi li vede per la prima volta. Luoghi in cui uno desidera ritornare dopo averli visitati. Luoghi che sono stati prescelti per Case di riposo per anziani, per Case di assistenza, per Centri di accoglienza, a causa del clima mite per la vicinanza al mare pur essendo ai piedi dei monti. Luoghi in cui hanno deciso di investire proprietari di alberghi, ristoranti, bed & breakfast, impianti sportivi di prim'ordine. Luoghi in cui sarebbe logico aspettarsi un proliferare di iniziative turistiche a tutti i livelli.

La prima cosa che invece salta subito allo sguardo, anziché le multicolori esposizioni di artigiani, presenti in ogni luogo che vuole fregiarsi dell'appellativo turistico, è la sporcizia che dilaga dappertutto. E' chiaro a tutti, ma soprattutto dovrebbe esserlo a coloro che amministrano, che non si può fare turismo nello sporco. Ad esempio non si possono lasciare i detriti abbandonati ai bordi delle strade, i cartelli stradali imbrattati e distorti. Vi sono angoli della periferia, deturpati dall'incuria e dalla maleducazione della gente la quale, peraltro, non ha colpa della propria maleducazione perché non gli è mai stato insegnato il decoro. Vivono come emarginati, quasi da nomadi accampati nelle proprie sporcizie. Basta fare un giro per rendersene conto.

Condizione prima e indispensabile è perciò la pulizia. Pulizia vera e non solo quella di facciata per cui si passa una volta l'anno a ritirare le erbacce ai bordi delle strade e ripulire le cunette, o si aspetta che qualche associazione di volontariato si faccia avanti per liberare il litorale dalla spazzatura più grossa, più per reclamizzare se stesso che per convinzione di ciò che fa. Quella stessa pulizia che in altre parti più evolute fanno con successo e con giusto orgoglio.
E qui interviene la seconda e più importante condizione: l'amore per la propria terra. Ogni cosa è inutile se non si ama la propria terra. Non bisogna comportarsi come quella donna di servizio che, per dimostrare alla datrice di lavoro di aver fatto bene le pulizie, lustra la parte più appariscente della casa e nasconde la polvere sotto il tappeto. Bisogna amare il proprio lavoro in modo che l'opera prestata non sia soltanto fatica pesante, mal retribuita, noiosa, fastidiosa, insoddisfacente, e che lo scopo sia di ottenere risultati anziché mettersi al riparo da eventuali recriminazioni pensando che il resto vada come deve andare, anche in malora, tanto, le ferie si passeranno in uno di quei luoghi più civili e accoglienti di quelli amministrati.

La pulizia e la passione per la propria terra sono motori capaci di trasformare le cose.




2 commenti:

abc ha detto...

Complimenti per il blog. Molto interessante e fatto bene!
Ciao ciao.... A si biri!!!!

kalibros.blogspot.com

Anonimo ha detto...

Egregio dott. Paolo,
mi complimento per il servizio. Anch'io mi offendo come cittadino e come sardo del diffuso disinteresse e malgoverno di tanti amministratori che, pur essendo pagati per svolgere il proprio dovere, rimangono indifferenti di fronte a tanto decadimento collettivo, senza dare un minimo cenno di fattiva operosità per risolvere questi problemi di inciviltà. Anche alcuni giornalisti locali hanno molte colpe perchè sono pronti a sprecare tanti elogi per manifestazioni "cosiddette" culturali, finanziate dalle amministrazioni pubbliche, mentre, per queste "finestre di periferia", gratuite, che si osservano quotidianamente lungo le strade, non combattono a sufficienza, preferendo non denunciare questo degrado mentale e materiale.
Mario