lunedì 10 giugno 2013

Giulio Solinas



Paolo Maccioni  ha introdotto e condotto la serata
Solo poche parole su Giulio Solinas, uomo di cultura. E parlerò di lui cercando di scoprire l’uomo d’arte che si cela dietro le sue opere. Per farlo ho cercato di capire quel bambino che quando era piccolo veniva chiamato “cambusciu” perché portava sul capo quella specie di cuffietta che producevano un tempo a Quartucciu e che lui portava con orgoglio senza dolersene anche se gli amichetti lo prendevano in giro perché, come dice lui stesso nel suo libro “questa parola a me suonava quasi come titolo d’onore in quanto mi ricordava sempre di essere di Quartucciu , e…di ciò menavo vanto. “
E in queste parole si profila la linea ispiratrice di tutta la sua opera che parte da quella Quartucciu, sempre amata come una mamma. Dice infatti nella poesia “ bentornato” (Rimas e maginis)
Cuore espiantato,
pianta sradicata
da te mi sento, mamma paese,
in cui, come vedete, dichiara il suo sviscerato amore per il suo paese natale, che è costretto a lasciare malvolentieri a causa del lavoro, e. notate bene, lo fa con il cuore straziato sebbene si trasferisca solamente a poca distanza del confine naturale di Quartucciu e cioè a Quartu. Ma ciò non gli impedisce di considerare questo suo allontanamento dalla sua “mamma paese” quasi un tradimento.
Giulio si trascina dentro fin dalla prima infanzia questo amore per il proprio paese che poi prenderà consistenza e si allargherà fino ad abbracciare l’origine stessa della comunità Quartuccese e ciò che meglio la rappresenta e cioè la sua lingua. Ed è con questo amore per la "lingua Campidanesa" e con l’orgoglio di appartenere ad una comunità di essa protagonista, che coltiva tutti i suoi studi e gli approfondimenti.
L’amore per la propria lingua  gli è stata inculcata fin da piccolo:
“Mio babbo e mia mamma, in tutta la vita, non mi hanno mai parlato in italiano, scrive,  … e le prime parole di italiano le hanno insegnate nell’asilo. (Cambusciu pag.35)
Questa passione si perfeziona poi e progredisce con il prosieguo degli studi classici che Giulio compie, ottenendo sempre il massimo profitto e che sono testimoniati anche da questo episodio:
“ Francesco Alziator, mio professore di italiano e latino, ( parlava della Vita Nova di Dante Alighieri e dei suoi sonetti) ce la propose come testo da presentare all’esame di maturità nel 1948…. Sin da allora provai a tradurre in Campidanese alcuni di essi che feci leggere al mio Maestro che si compiacque plaudendo alla mia iniziativa.”
Da quelle prime traduzioni, agli studi e a tutto il lavoro che Giulio Solinas ha fatto in favore della lingua sarda e Campidanesa, di acqua sotto i ponti ne è passata e tanta, ma ora il ragazzo che prima si accontentava di dar sfogo alla propria passione immergendosi nello studio e nella realizzazione di tante opere, è diventato più cosciente di sé, e del suo valore, espressivo e artistico. Sa che ciò che ha scritto può aspirare ad un’altra platea più vasta, che non sia quella rappresentata esclusivamente dai cultori della lingua sarda, una platea che misuri le sue favole, i suoi racconti, le sue poesie in una chiave non più legata esclusivamente alla sua terra amata e alla sua parlata campidanesa, ma spazi in ambiti più vasti dove i confini non esistono più e la bellezza e la purezza, sono gli unici limiti.
Ecco ciò che leggiamo nelle parole che accompagnano la fine del suo libro Cambusciu:
"Sei l’ultimo dei figli miei … tutti vestiti in campidanese. … Ti esporranno  nelle vetrine sarde e forse del continente e ti farai conoscere nel portare notizie di gioie e feste, di vicende tristi e tribolazioni, di tradizioni e figure di personaggi da ricordare per il bene fatto e di altri da giudicare per i loro misfatti."
In questo passaggio è indicato il concetto dell’umanità e delle sue vicissitudini che  non è più locale ma è diventato universale. 
( dalla introduzione di Paolo Maccioni)

Il musicista e cantante del teatro Olata: Dino Pinna

Enrica Boy una delle lettrici delle poesie di Giulio Solinas

I " Cuncordia a Launeddas"
Molto applaudito dal pubblico l'attore Sergio Soi e l'attrice del teatro Olata: Rosalba Arriu

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