giovedì 25 ottobre 2012

S.Antioco e la nostra cultura

Barche da turismo, da pesca, piccole, grandi, colorate, e la città adagiata sulla collina,  racchiusa in un pugno e piena di promesse che declina fino al mare di un forte blu, pronto a cangiarsi in mille sfumature di colori. Mare ovunque ti volgi. Acque docili, a portata d'uomo e delle sue attività. Mare casalingo, mare amico, dispensatore di vita e di ricchezza, è un  mare che non incute alcun timore anche se è lo stesso da cui i nemici  arrivavano ad assaltare gli inermi villaggi per depredarli di tutti i loro averi.
  
Il porto di S.Antioco



Barche di pescatori


Le boe di plastica usate per la coltivazione dei mitili, bianche come gusci di sale.

Dove trovare una località che la superi in bellezza? S.Antioco, con Calasetta Portoscuso e Carloforte costituiscono un comprensorio incredibile e fantastico che non ha eguali in tutto il mondo. In questa porzione di paradiso, ricchi pensionati alla infaticabile ricerca di bellezza, quiete, sano divertimento e ricca e generosa gastronomia, potrebbero trovare appagamento alle loro labili necessità e vivacizzarla con la loro presenza per tutto l'anno e non solo nella stagione estiva. 

Lungomare di S,Antioco
C'è da chiedersi perché il turismo post-estivo non decolla e dobbiamo vedere i barconi turistici ancorati al porto senza clienti, anche in giornate tiepide e assolate, quando invece in località altrettanto belle, come  Malta, Cipro, la Costa Azzurra,  Capri. e tante altre, ma non con le attrattive di questi luoghi, è sufficiente promettere un raggio di sole per vederle animate da un  turismo che non conosce soste.


Altra veduta dello splendido lungomare di S.Antioco

 E allora cosa non funziona da noi? Siamo noi sardi che non sappiamo attirare il turismo? Se è così andiamo a scuola e impariamo da chi ne sa più di noi. Vediamo come fanno altrove e dimostriamo di essere capaci di realizzare le nostre fortune non solo quando andiamo fuori dove ci facciamo sempre apprezzare, ma anche e soprattutto a casa nostra. 
Facciamoci rappresentanti della nostra ricchezza, non solo quella naturale ma anche quella storica che non è solo quella di un popolo vinto ma è invece anche quella felice dei nostri padri nuragici, quella di un popolo di intrepidi navigatori e abili costruttori di monumenti che hanno sfidato il tempo e di artisti che hanno lasciato orme preziose di bronzo e di ossidiana, e andiamo a venderla.
Vendiamo la nostra cultura















domenica 21 ottobre 2012

Costanza di Leio: Lontano nel tempo

ITAMICONTAS 
 Flumini di Quartu, nei locali della Biblioteca comunale, in via mar Ligure, presso la scuola,  giovedì 25 ottobre 2012 alle ore 17,30  presentazione del romanzo di Costanza di Leio
 Lontano nel tempo.


Relatore Paolo Maccioni.
 Lettura: Enrica Boy. 
Alla chitarra Giampaolo Farris.

sabato 13 ottobre 2012

Serata in ricordo di Attilio Maccioni: l’uomo, il medico, il poeta.



Da sinistra: Cinzia Ligs, Mario Murgia, Paolo Maccioni, Isabella Maccioni, Enrica Boy.
L’Ordine dei medici della provincia di Cagliari ricorda - con le parole del figlio Paolo - la figura di Attilio Maccioni, "amato presidente per un triennio alla fine degli anni ‘50, che - si legge in una nota - si distinse per l’impegno sociale, le battaglie romane nelle quali perorò la causa dei medici sardi, l’amore per la cultura e la vasta produzione poetica (10 volumi di poesie editi). Nativo di Orosei, visse e operò tra Orani, Decimoputzu e Quartucciu, dove concluse la carriera di medico di famiglia. Una figura di medico poliedrica, che visse appieno il suo tempo partecipando al cambiamento sociale, senza mai dimenticare le proprie radici rurali".
Martedì 9 ottobre, alle 18, nella sala “Pippo Orrù” dell’Ordine dei medici - via dei Carroz 14 –
Partecipano alla manifestazione: Paolo Maccioni, Enrica Boy, Isabella Maccioni (presentazione e lettura 

delle poesie), Mario Murgia (vihuela de mano) e Cinzia Ligas (flauto dolce). 
(dal sito http//www.sardinews.it)
il pubblico presente





venerdì 12 ottobre 2012

Sardo Luce degli Dei a Flumini



Flumini 11/10/2012 Presentazione di Paolo Maccioni per ITAMICONTAS


L’autore è  Vittorio Melis è nato all’Asmara, Eritrea. Ha una  impostazione  scientifica, derivatagli non solo dagli studi fatti, è laureato in Fisica sperimentale, ma anche dalle esperienze di lavoro soprattutto nel settore informatico.
La sua impostazione potrebbe sembrare quasi inconciliabile con quella di autore di romanzi, comunemente intesi, per i quali è normalmente richiesta una buona dose di fantasia. Invece Vittorio Melis ha non solo realizzato questo romanzo, per il quale ha ricevuto anche dei riconoscimenti prestigiosi, ma ha scritto e  scrive anche  diverse altre cose segno che l’arte dello scrivere gli appartiene allo stesso modo in cui gli appartiene la nozione scientifica dell’universo.
E infatti, in questo romanzo i due aspetti sono entrambi presenti.
L’aspetto scientifico fa da substrato su cui si imperniano le vicende narrate nel libro. Nelle prime pagine ma anche in tutto il romanzo vi sono annotazioni che richiamano la realtà storica dei luoghi, delle persone e degli avvenimenti,  in cui si narra di un condottiero leggendario che è rapportabile al nostro  “Sardus Pater” che, in un determinato periodo della storia  del nostro mondo, è stato il re dei Sardi.  E nel libro sono raccontate le sue gesta con toni epici, quasi omerici.  Per darvi una idea vi leggo poche righe: 
"I PRIMI RAGGI DI LUCE CREAVANO UN ALONE PALLIDO NEL CIELO GRIGIO SCURO SU CUI SPLENDEVANO ANCORA ALCUNE STELLE, QUANDO ALL'IMPROVVISO CESSO' IL VENTO CHE AVEVA SOFFIATO FURIOSAMENTE TUTTA LA NOTTE E GLI UCCELLI NOTTURNI SMISERO DI LANCIARE I LORO STRIDULI LAMENTI. E NEL PROFONDO SILENZIO DELLA IMMINENTE ALBA RISUONO' LO SCALPITIO DEGLI ZOCCOLI DEI CAVALLI DI UN  DRAPPELLO E IL CIGOLIO DELLE RUOTE DI UN CARRO CHE PROCEDEVA LENTAMENTE SUL SELCIATO."
(pag.43  capitolo 3).
Questo condottiero realizzò imprese favolose, liberando la Sardegna dalla piaga delle invasioni barbaresche e portando le sue genti a navigare per tutto il mare mediterraneo arrivando a toccare terre allora sconosciute, dove ancora oggi vi sarebbero segni del suo passaggio, per intraprendere commerci con quelle genti lontane.
Come ho detto, la storia vera, quella scritta sui testi è ben presente nello sviluppo delle azioni descritte nel libro, che perciò, per certi versi,  potrebbe anche definirsi un romanzo storico.
Al di la delle definizioni che si vogliono dare al libro una cosa è indubbia:  chi legge quelle avventure, quelle imprese, la storia raccontata, è pervaso da  un senso di orgoglio nel pensare che si tratta dei nostri lontani avi, quelli dai quali, noi sardi discendiamo.  Parliamo di una razza che un tempo era padrona di sé stessa e degli altri, che era libera e che aveva la possibilità di manifestare le proprie capacità senza essere legata e imprigionata in gioghi come quelli che poi la Sardegna ha dovuto sopportare e purtroppo ancora oggi sopporta, oppressa da una tirannide che ha costretto i suoi abitanti per tanto tempo a sentirsi umiliati e vinti, spegnendo in loro quella creatività e quella autostima indispensabile per rendere le cose più semplici e facili.
Detto questo cedo la parola all’amico Vittorio. Grazie e buon ascolto



mercoledì 10 ottobre 2012

Flumini dipinge

La signora Meloni Antonia è l'autrice dei quadri che che abbiamo fotografato con il permesso delle figlie che gestiscono il Caffè Royal, caffetteria, pasticceria, gelateria e paninoteca, ubicato in via Leonardo da Vinci, 219, accanto alla vecchia casa cantoniera. Non deve meravigliare se ha trovato questo ingegnoso modo di esporre i suoi quadri al pubblico. A Flumini infatti non esiste alcuna sala disponibile a quello scopo. Il comune pare dimenticarsi che vi è una popolazione numerosa costituita da bambini, giovani, anziani e vecchi che avrebbero piacere, necessità e anche  diritto a disporre di una adeguata struttura dove impiegare il loro tempo libero come d'altronde  c'era fino a qualche anno fa. Ma è stato eliminato perché l'affitto dei locali era troppo alto e la popolazione di Flumini, evidentemente, non merita una sezione del Centro Sociale come vi è dappertutto.
La signora Meloni, tuttavia,  come vedete si arrangia anche in mancanza di locali idonei e pertanto merita un elogio particolare non solo per la sua bravura ma anche per il suo spirito di intraprendenza.


lunedì 1 ottobre 2012

La rivincita di Marrubiu, paese dell'ossidiana


Marrubiu
L’origine di Marrubiu va ricerca nell’antica Zuradile di cui rimane il ricordo nella chiesa campestre di Santa Maria Zuarbara o Zuradili. La piccola chiesa, costruita nel XVII secolo d.C. insieme al villaggio omonimo, è stata ricostruita nei primi decenni del secolo scorso e inaugurata nel 1938, quando ritornò ad essere la sede dei festeggiamenti della Madonna di Zuradili, molto sentita dagli abitanti del paese. (Wikipedia)
   
Santa Maria di Zuradili ai piedi del Monte Arci

L’ antichissima  comunità  di Zuradile fu cancellata da calamità naturali, dalle invasioni barbaresche e dalla peste del 1650, ma alcuni personaggi come Antioco Caboni e Battista Ariu,  con orgogliosa determinazione salvarono la comunità trasferendo i pochi nuclei  superstiti nell'attuale Marrubiu.
Splendidamente posta tra il monte Arci e la laguna, Marrubiu era destinata a crescere e prosperare, ma ebbe l’ultimo definitivo colpo nella bonifica che fece nascere Arborea e che limitò l’accesso al mare ai suoi abitanti snaturando la loro naturale vocazione marinara e privandoli quindi di una importante possibilità di sviluppo.
Oggi Marrubiu si ribella al rango di comunità secondaria, rivendica le sue origini, crea un museo etnografico che ripercorre la sua storia e mette in rilievo alcuni suoi siti naturali che sono di estremo interesse.
Museo
Il museo è ubicato nella località " Is Bangius", facilmente raggiungibile deviando dalla SS 131 all'altezza del secondo svincolo per Marrubiu. Si raggiunge, dopo qualche curva la vecchia strada Carlo Felice e subito si trova il cartello che indica la località "Is Bangius". Dopo un chilometro circa si arriva al museo dotato di ampio parcheggio e di servizi.   
Ingrresso del museo articolato su due piani

Le foto pubblicate illustrano alcuni aspetti presenti nel museo aperto il 21 aprile di questo anno. 

Una serie di costumi dell'epoca

arredamento antico
antica cassapanca
bocicletta artigianale
stemma della famiglia Borro
Ossidiana e altre pietre
Ma ciò che rende peculiare ed esclusivo questo museo e lo rende differente dagli altri musei etnologici presenti un po' dovunque in tutta la Sardegna è  il padiglione riservato alla lavorazione dell'ossidiana e la raccolta delle pietre.

lavori in ossidiana di Costanzo Niola
lavori in ossidiana di Costanzo Niola

Scrive Costanzo Niola, in una pergamena illustrativa del suo lavoro:
"La terra è una buona donatrice; dovunque noi andiamo possiamo ammirare il grande miracolo della natura.
Il sole, il mare e i venti, durante tutto l’arco dei secoli, trasformano, intagliando le rocce e le pietre dando loro forme bellissime.
Pare che una mano invisibile abbia voluto lasciare il segno di tanta bravura , visi severi fanno da guardia alla nostra isola, forme di animali perfetti nella loro maestosità.
Ammirandoli sembra di rivedere i tempi remoti, quando tutto era più naturale e più armonioso.
È bellissimo andare in giro per le campagne e le montagne, nel grande silenzio ammiriamo tutta la loro bellezza, dai lavori più vari e dalle forme perfette.
Figure grandiose che si ergono improvvise e che appaiono ai nostri occhi come un grande miracolo." 

Figura di cane ( pietra naturale)
pietre di Costanzo Niola

incredibile somiglianza della pietra naturale al mitologico personaggio


Sa Pedra de Luxia
Sa pedra de Luxia o Trebina Longa

Dice  Piero Martis nel suo libro: Sa Pedra De Luxia, edito dalla Editrice Democratica Sarda nel 2010:
Sa Pedra de Luxia, costruita dalla furia del vulcano in milioni di anni, era per i nostri antenati la sorgente della luce. Dalla notte dei tempi, tra il 20 e il 22 agosto, prima di affacciarsi in tutto il suo splendore sull’ampio golfo dell’oristanese, il cerchio solare  fa capolino proprio sul grande masso di basalto. Il fenomeno  non dovette certo sfuggire ai nostri antenati. Sferzato dal sole implacabile, il gigante di pietra abbraccia col suo sguardo, da nord a sud, gran parte del Campidano.  Di fronte si apre l’ampio golfo con le rovine delle antiche regine del mare Tharros, Othoca eNeapolis per le cui navi la bianca torre costituiva un valido e sicuro punto di riferimento per gli approdi. Dal suo “faro immobile" Luxia pietrificata ha osservato per cinquemila anni scorrere fiumi di sudore e di sangue di una marea di popoli. Ha visto la forza e intelligenza degli “ossidianicì" del Neolitico, i costruttori delle torri nuragiche, gli intrepidi e invincibili Shardana, i mantelli di porpora dei Fenici, l’ombra fulminea di Annibale, lo sguardo impavido di Amsicora e di losto, gli scaltri e suadenti uomini di Cleopatra, l’imperio dei Cesari e dei legionari, l”occhio ceruleo dei Vandali, l’avida arroganza degli ultimi bizantini, la rivalità di Pisani e Genovesi, le orde saracene, l’orgoglio del popolo di Eleonora, e infine gli Spagnoli e i Savoia.
Ma lei è ancora lì, silenziosa e impassibile spettatrice. Intorno nulla è mutato: lungo i pendii, da migliaia di primavere, l’erica, il corbezzolo, il cisto, il lentisco, la fillirea, la lavanda, il rosmarino e il candido asfodelo continuano a sfoggiare la loro fioritura e a impregnare di aromi e profumi l’aria e la nostra pelle.

Leggenda di Lucia arrabiosa
Il mito di Luxia arrabiosa ( da Sa Pedra De Luxia  di Piero Martis)

"La leggenda racconta che Luxia aveva un canto così dolce e melodioso da suscitare l’invidia degli dei. Per questo la punirono, privandola delle sue figlie predilette. Distrutta dal dolore, Luxia non si rassegnò al destino e vagò fino allo stremo delle forze per i boschi e le strettissime valli della montagna, nella vana ricerca delle sue creature. Ogni volta però che, seguendo i loro lamenti, le raggiungeva ed era sul punto di riabbracciarle, svanivano nel nulla.
Gli dei, mossi a pietà, posero fine a questo supplizio trasformandola nel grande masso di basalto. Le sue lacrime però trovano ancora sfogo tra le rocce delle numerose sorgenti, e i suoi lamenti, espressi con voce dolcissima, echeggiano ancora, giurano i locali, tra i fitti boschi di leccio e i  verdi canaloni della montagna."





Sito archeologico Muru de Bangius e altri

Nella corsa verso una riscoperta e valorizzazione della storia di Marrubiu, e con l'intento di creare le condizioni perché Marrubiu trovi la giusta collocazione nella moderna vocazione turistica della Sardegna in generale, un'opera importante la sta svolgendo, oltre che la intraprendente amministrazione comunale, L'Intergruppo Cultura Marrubiu entrata nel suo decimo anno di attività e promotrice di varie iniziative che vanno nella direzione indicata.
La riscoperta dei siti archeologici esistenti nel territorio di Marrubiu, non può prescindere dall'antico praetorium, affiancato al Museo di Is Bangius.

Sono i resti del praetorium di Muru de Bangius di Marrubiu. In esso il governatore della provincia di Sardegna e Corsica vi aveva residenza nel corso dei suoi spostamenti. Il nome bangius, allude alla presenza di ruderi di terme ( bangius dal latino balneum).

La foto mostra un particolare del calidarium costruito in laterizi delle terme del pretorium di Marrubiu

Curiosità storiche di Marrubiu

Stemma della famiglia Borro conservato nel museo di Is Bangios

Giovanni Battista Borro y Brondo, Dottore in diritti, sposò Antonia Zatrillas, figlia di Giovanni
Battista  Zatrillas, figlio naturale di don Giuseppe Zatrillas, 4° marchese di Sietefuentes.
Notiamo a titolo di curiosità, che Battista Zitrillas, essendo figlio naturale di don Giuseppe Zatrillas, non poteva aver diritto a alcun titolo nobiliare. Così pensò bene, dall'alto delle sue conoscenze leguleie di costituirsene uno a buon mercato comprando per poco prezzo un territorio ( quello in cui si trovava Zuradile, (la primitiva Marrubiu) allora spopolato per cause naturali, per le invasioni barbaresche e successivamente per la peste del 1650, ottenendo in tal modo la nomina a barone.
 Il 24 ottobre 1712 Giovanni Battista Borro ottenne in libero allodio la villa di  Marrubiu con l’adiacente territorio spopolato di Zuradile, per il prezzo di 5000 scudi, divenendone così 1° barone di Marrubiu.
I figli di Giovanni Battista Borro formarono il ramo dei Borro Zatrillas

Segnaliamo altri siti di interesse storico presenti in zona rimandando per una maggiore conoscenza dei luoghi e per come arrivarci al libro di Piero Martis: Sa pedra de luxia , Marrubiu: dagli Ossidianici all'Età moderna.
Regione e chiesa di Sant'Anna, il cui campo fu teatro di una memorabile battaglia contro gli Aragonesi del generale Pietro De Luna nel 1368
Pozzo sacro di Orri, in regione Marceddì
S'Omu 'e S'Orcu, nuraghe
Nuraghe di Santa Suia
ma quelli indicati sono solo alcuni dei tanti siti interessanti e probabilmente ancora da studiare e scoprire prima che l'incuria e la poca attenzione degli uomini li distruggano completamente.

Tutta la zona di Is Bangius è servita da un moderno ristorante.