martedì 31 luglio 2012

Le invasioni barbaresche


Una poesia di Attilio Maccioni, Cavalieri di vento, ha dato il nome al suo decimo volume di poesie pubblicato postumo nel  1996:

Cavalieri di vento


Noi isolani
cavalieri di vento
tutte le dominazioni
ci hanno spezzato i denti
che cosa ne sappiamo
della libertà?

Ci hanno costretto il cervello dentro una scatola
romani e pisani e aragonesi
sono venuti dai più lontani paesi
a sedersi all’ombra delle querce
fenici e saraceni
e un loro grido ci faceva tremare
anche se non avevamo la malaria.

Noi isolani
cavalieri di vento.
La nostra terra era un letto
per le tribù marocchine:
le donne non furono mai bambine
in quest'isola di conquista.
Sulla cima del Bellavista
si raccoglievano e all’Orthobene
 in mezzo ai monti della Barbagia
le genti disperate in odio al mare.
Noi isolani
cavalieri di vento.

Inutile battersi con la bufera:
ci hanno spezzato i denti
tutte le dominazioni:
hanno succhiato tutto hanno lasciato
le ossa spolpate pietre
nuraghi alberi storti
conchiglie sopra i monti
deserte fonti
e la veste nuziale
di broccati damaschi e filigrane
barbarie orientale
gettata ad ornamento
delle spose bambine
dalle tribù beduine.

È rimasta la terra una romantica
terra fuori dal tempo
terra di poca gente
e di poche faccende.

È rimasta la terra
e noi di tanti semi estremo frutto
a rifarla di  vento
cavalieri.

È rimasta la terra
ansia di libertà vergine sangue
che alle deserte vene
torna come alla zolla
torna il seme e alla fonte
l'acqua dimenticata.

E l‘isola groviglio
di serpi e pettirossi
di rovi e di violette
cerca col suo tormento
la libertà.
(Attilio Maccioni)





Sulle invasioni barbaresche in Sardegna si è detto e scritto molto ma le fonti sono scarse.
Credo di aver letto solo una minima parte di tutto ciò che si è scritto in proposito, e quello che ho trovato mi ha lasciato l’amaro in bocca. Le incursioni hanno determinato sempre o quasi sempre la sconfitta dei poveri abitanti soprattutto delle coste ( i nostri antichi progenitori) che si sono visti depredare dei loro beni più preziosi non escluse le loro donne e i loro bambini. Poche volte ho trovato la ribellione dei sardi e i combattimenti invece della loro fuga,  e poche volte ho trovato il  nome di qualche eroe nostrano che sia uscito vincitore dalle battaglie contro gli invasori. Poche volte, insomma, ho visto spezzare i denti al nemico come lui ha fatto con noi, per dirla con Attilio Maccioni.
Armata Saracena
Gli storici, come il professor Francesco Casula che ci ha intrattenuto con una conferenza sull’argomento  alla biblioteca di Flumini il giorno 26 Luglio 2012, dicono che certamente questi atti di eroismo e di ribellione strenua ci sono stati ( anzi Casula precisa di averne catalogato almeno una cinquantina, tra cui spicca la figura di Bernardino Puliga di Siniscola)  e che la mancanza della conoscenza dipende dal fatto che la storia la fanno i vincitori e noi non siano stati tra quelli. Ma anche perché, se la Sardegna non avesse opposto una strenua resistenza, sarebbe stata colonizzata con tutte le conseguenze del caso per l'intero mondo di allora.  Purtroppo non ho trovato molto altro e allora volentieri mi rifugio nella fantasia  accettando anche ciò che scrivono autori che storici non sono.
Così apprendo che una flottiglia tunisina, con settecento uomini la notte del 5 giugno del 1806 sbarca nelle spiagge di Orosei. La popolazione riesce a mettere in fuga i nemici: ottanta e più cadono fra morti e feriti, a fronte di un solo sardo morto e un ferito. ( Questo è il fatto storico e la fonte è Pietro Martini.)
E di questo terribile episodio vi è riscontro anche nella leggenda narrata da Michele Carta nella sua Guida turistica di Orosei pubblicata a cura del gruppo Folk di Orosei dalla Pubblisar di Cagliari nel 1988 .

Tommaso Moiolu e i saraceni
L'alba del 6 giugno 1806 sta per portare un nuovo lutto all paese ancora assonnato. una piccola flotta di velieri saraceni approda sulla spiaggia di Avalé, e subito una folta schiera dl oltre 700 uomini assetati di sangue e avidi di bottino s'incamminano silenziosi verso le prime case del piccolo centro rurale.
Nel rione periferico di S. Salvatore abitava Tommaso Moiolu, uomo forte e coraggioso il quale, destato dall’insolito brusio provocato dai primi barbareschi sopraggiunti e insospettito dall’incomprensibile parlottio, si armò di un lungo spiedo e con ardire aprì d’improvviso l'uscio, infilzando il primo dei nemici che gli si avventò contro e avvertendo del grave pericolo i suoi compaesani con terribili urla. Un certo Antonio Gozza, uscito incautamente a rendersi conto della situazione venne fulminato sull’uscio da una scarica di trombone.
Orosei, torre della vecchia prigione
 Ma intanto la sorpresa del|’assalto era sfumata: l'intero villaggio s’era destato e già si organizzava una valida difesa. Donne e bambini venivano portati al sicuro nella torre di S. Antonio, da dove gli archibugi iniziavano a mietere le prime vittime nelle file avversarie, ormai sgomente per l'inaspettata reazione. Intanto intervenivano anche i cavalieri miliziani e nel volgere di poche ore l'assalto si tramuto, per le orde barbaresche, in una catastrofica rotta disseminata di circa ottanta morti, cui si aggiunse un gran numero di feriti e di prigionieri.
  Pochi giorni dopo lo sbarco, una fanciulla del villaggio, ormai tranquilla perché gli invasori erano fuggiti, morti o prigionieri, andava a prendere l‘acqua da una fontana coperta, molto antica, stando ai gradini consunti, situata in una località amena prossima a Osala. Credette di sognare udendo un gemito che proveniva dalla fonte. Vi era un giovane, riverso proprio sugli ultimi gradini. La donna lo soccorse come meglio poté e, a gran fatica lo condusse in una caverna ampia e ben dissimulata da cespugli. Con le cure e il cibo, il giovane corsaro guarì, ma solo a cenni poté ringraziare la sua salvatrice, offrendole un ciondolo che teneva appeso al collo con una catenina d’oro. La fanciulla l'aperse con mani tremanti e dentro vi trovò la medaglia di N.S. della Mercede. Si sentì morire: anche lei ne aveva una uguale, nella stessa custodia, c cosi gli altri tre figli. Era dunque il fratello che lei aveva potuto salvare, il caro fratellino portato via dai Mori all’età di 4 anni.
Tra i Turchi catturati, uno fu concesso come schiavo a Marianna Gozza, figlia dell'unico tra i sardi caduto nella battaglia, Antonio Gozza: quegli si sdebitò con lei servendola con fedeltà e bonificandole il terreno che trasformò in un giardino.
Un altro prigioniero, affidato ad una famigli di ricchi proprietari terrieri, si rivelò un esperto contadino. Mustafà possedeva il dono di riconoscere il momento più adatto per la semina: ai quattro angoli delle tanche disponeva, conficcandoli nel terreno, dei rudimentali pioli confezionati direttamente da lui, che ogni tanto andava a controllare, annusandoli e riponendoli nel terreno se l’odore non era di suo gradimento. Gli altri agricoltori aravano e seminavano i loro campi, ma lui sempre lì ad annusare e riporre i suoi pioli. Quando finalmente questi emanavano il profumo voluto, in un sol giorno, anche facendo uso di parecchi gioghi, arava e seminava tutti i campi del padrone. Mai un’annata sfavorevole: le messi erano sempre abbondanti e il  padrone si abituò, dimenticando la sua origine, a trattarlo come il suo migliore amico.


sabato 21 luglio 2012

Letteratura e civiltà della Sardegna di Francesco Casula

Si è svolta a Flumini, organizzata dalla nascente associazione Itamicontas, nella sala della biblioteca in via mar tirreno, l'attesa presentazione del primo di due volumi: Letteratura e civiltà della Sardegna di Francesco Casula.


Il volume dedica più del 50% delle pagine a Autori che scrivono in Lingua sarda e ai corrispettivi testi: dai primi documenti in volgare sardo ai  Condaghes, dalla Carta De Logu di Eleonora d’Arborea a Antonio Cano, da Gerolamo Araolla e Antonio Maria da Esterzili a Matteo Garipa, da  Sa scomunica de Predi Antiogu arrettori de Masuddas a Efisio Pintor Sirigu, da Francesco Ignazio Mannu a Diego Mele e Peppino Mereu fino a Antioco Casula (Montanaru)e Pedru Mura.
Fra gli Autori che scrivono in Lingua italiana sono presenti: Giambattista Tuveri, Antonio Gramsci, Emilio Lussu, Grazia Deledda, Sebastiano Satta, Salvatore Cambosu, Antonio Pigliaru, Giuseppe Fiori, Giuseppe Dessì e Salvatore Satta.
Vi è anche un Autore bilingue Michelangelo Pira (che ci ha lasciato testi in Sardo e in Italiano) e uno quadrilingue, Sigismondo Arquer, che ha scritto in Sardo, Latino, Castigliano e Catalano.
(tratto dal blog Truncare sas cadenas)

Il professor Francesco Casula
Alcuni tentativi di ricostruire la storia della letteratura sarda sono già stati fatti in passato e questa opera di Francesco Casula non vuole essere una vera e propria storia della letteratura sarda in senso sistematico perché l'autore ha selezionato e scelto tra i diversi autori, quindi tralasciandone alcuni, e inoltre, essendo uno studioso appassionato della civiltà sarda, ed essendosi questa manifestata linguisticamente in almeno cinque lingue: il sardo, il castigliano, il catalano, l'italiano e il  latino, ha voluto dare la preferenza a quegli autori che si sono espressi in lingua sarda. 
Al di là di questi aspetti  una cosa è indubbia: questo lavoro che mette in risalto le origini della letteratura in Sardegna deve rendere tutti noi che viviamo e siamo nati in questa terra, un poco più orgogliosi.  E' come se a un orfano fosse riconosciuta la sua qualità di figlio legittimo da parte dei genitori di cui lui sapeva l'esistenza ma che continuavano a rimanergli lontani e sconosciuti. Di questo ritrovare le proprie radici civili e culturali, dell'avvicinamento alla nostra primigenia letteratura che tutti ci arricchisce, non possiamo che essere grati a Francesco Casula.
(Paolo Maccioni)

giovedì 19 luglio 2012

Il pettine senza denti di Eugenio Campus - Quirra

Il motivo per parlare di Quirra ci viene dato dall'evento culturale che la nascente associazione culturale Itamicontas ha organizzato nella serata del 18 Luglio 2012 nella biblioteca di Fluminii con la presentazione del libro " Il pettine senza denti" di Eugenio Campus.


Dopo una breve introduzione di Paolo Maccioni che ha presentato l'autore al pubblico, per la verità non molto numeroso, e dopo che l'autore ha illustrato la trama del suo libro con l'aiuto di letture di Enrica Boy, Eugenio Campus, alias Sergio Casu ( Eugenio Campus è uno pseudonimo) ha illustrato con dovizia di particolari l'aspetto più importante del libro che è quello della denuncia di ciò che avviene nelle basi militari della Sardegna e sopratutto in quella del poligono di Quirra, dove è ambientato il romanzo. La descrizione fatta da Casu, con l'ausilio di proiezioni, grafici e e tabelle ha aperto gli occhi a quanti non conoscevano il problema della contaminazione del territorio provocato da queste servitù,  in cui operano militari con materiali altamente inquinanti, disseminate in quantità esagerate in Sardegna.


L’attività della base, la più grande d’Europa, secondo la Procura di Lanusei, sarebbe la causa dell’alto numero di tumori e leucemie, nonché malformazioni di animali e bambini, nei paesi della zona.  Soprattutto a Quirra, piccola frazione del comune di Villaputzu, praticamente di fronte al distaccamento a mare di San Lorenzo dove si conta un’alta percentuale di morti e ammalati di linfomi. Da un’indagine di due veterinari della Asl  a gennaio 2011, secondo la mappatura fatta ovile per ovile, il 65 per cento degli allevatori che lavoravano attorno al poligono erano ammalati di tumore.(estratto da http://www.ilfattoquotidiano.it)  


Nella foto sopra: gli esperimenti militari  con le conseguenze altamente pericolose per tutto l'ambiente circosante, Sotto: la spiaggia di Quirra sottratta al suo scopo naturale, quello turistico.


Per leggere la presentazione di Paolo Maccioni premi qui



sabato 14 luglio 2012

Quattro stelle nel bosco ( Hotel Orlando)

L'Hotel Orlando è situato in mezzo al bosco di Santa Barbara a Villagrande Strisaili.
Per chi conosce le difficoltà di intraprendere in genere, soprattutto in questi ultimi anni in cui la spirale della crisi sembra non aver fine, per di più nel settore del turismo  maltrattato dai trasporti resi sempre meno appetibili per chi vuole venire in Sardegna,  in una località lontana dai traffici tradizionali del turismo sardo e  localizzato in un punto della Sardegna in cui tutto diventa più difficile a causa dell'asperità del luogo reso isolato per la sua naturale posizione, ebbene, considerando tutte queste cose l'idea di Orlando Lecca di ubicare la propria iniziativa nel parco naturale di Santa Barbara a Villagrande Strisaili deve essere sembrata una vera pazzia.

Orlando Lecca è morto prima di vedere realizzato il suo sogno, ma le tre sorelle Lecca hanno proseguito la sua opera portando avanti il suo progetto e arrivando a risultati difficilmente ipotizzabili all'inizio dell'avventura, basti pensare che la Walt Disney ha scelto questo hotel per insediarvi tra qualche mese la sua troupe per girare una serie di film e documentari che coinvolgerà tutta questa parte dell'Ogliastra.

Pietrina Lecca, la infaticabile manager che settimanalmente lascia la sua abituale residenza di Cagliari per rientrare nei luoghi in cui è nata e cresciuta ed in cui il suo cuore batte più forte ha portato l'opera iniziata e disegnata dal fratello ad opera compiuta. Oggi l'hotel a quattro stelle che sovrasta  il bosco di Santa Barbara ha raggiunto un livello di perfezione che era assolutamente inimmaginabile soltanto pochi anni fa.  

Opera di Antonio Corriga nella hall dell'hotel

Nei suoi vasti spazi attrezzati tra cui primeggia una splendida piscina ci si può immergere respirando l'aria fragrante che il bosco emana sotto l'incalzare dei leggeri venti che trasportano l'aria del vicino Gennargentu. Non si tratta di poesia, anche se in questi luoghi ve ne è tanta, ma di splendida realtà. Contornata infatti dalle tante opere d'arte che sono state messe insieme nei locali dell'hotel e che da soli meritano una visita come per un allestimento di quadri o architetture, l'albergo è tutta una scoperta e ciò che viene a conoscenza dell'ospite è continuo, si trova nella reception, o nel ristorante, o anche nelle camere, o nel locale dove viene servita la prima colazione.
Il gusto del bello, il piacere di avere intorno le creazioni che l'uomo migliore sa esprimere, il tutto contornato dal fascino del passato, dalle tradizioni, dalle storie rese più affascinanti dalle leggende che intorno a quel paese arroccato nella montagna e che si chiama Villagrande, sono ancora raccontate nei luoghi familiari un tempo sacri ..., tutto ciò rende unica l'atmosfera che si vive in questo ambiente e che Pietrina Lecca ha saputo governare e dirigere.
Pietrina Lecca

L'hotel dispone di  30 camere, 2 ristoranti, bar, reception, giardino, camere non-fumatori, camere per ospiti disabili, riscaldamento, aria condizionata, ed in fase di completamento una beauty farm oltre  l'ampia piscina. 

 

venerdì 13 luglio 2012

Villanova: lago dell'alto Flumendosa

Panorama di Villanova frazione di Villagrande da cui dista 7 km.
Adagiata in una dolce vallata  ricca di boschi e di acque, Villanova è una località di grande interesse turistico e archeologico. 
Non lontano dall'invaso dell'alto Flumendosa e dal passo di Corr'e Boi, in uno straordinario paesaggio di graniti, porfidi e scisti  si trova l'importante complesso de S'arcu 'e Is Forros costituito da un grande tempio "a megaron" e da altri edifici di culto e abitativi; a breve distanza è presente un nuraghe a pianta trilobata. 
Il tempio "a megaron" è realizzato con possenti strutture murarie costituite da filari di blocchi di varie dimensioni, di granito e di scisto appena sbozzato. (http://www.ilportalesardo.it)



.
A poca distanza da questo importante complesso il lago dell'Alto Flumendosa, il più importante dell'Ogliastra, oltre ad essere un'attrattiva turistica di incantevole bellezza,  costituisce una notevole risorsa perché le sue acque vengono sfruttate non solo per la produzione di energia elettrica, ma anche per l'allevamento e la pesca delle trote. Il bacino inoltre rifornisce molti paesi dell'Ogliastra.


L'allevamento delle trote
La frazione di Villanova offre la possibilità di soluzioni turistiche varie e interessanti. Le montagne del Gennargentu sono vicine e qui si respira la sua aria insieme a quella dei boschi verdi e ricchi di acque sorgive, abbondanti in tutta la zona. Vi è la possibilità di escursioni a tutti i livelli nonché, volendo, anche quella verso il mare che è relativamente vicino ( 20/25 km. circa la sua distanza da Tortolì/Arbtax). Non si capisce quindi come insediamenti come quelli dell'Enel che un tempo aveva in loco una struttura in cui alloggiare i propri dipendenti nel periodo di ferie, oppure una colonia estiva per bambini, o anche degli insediamenti turistico residenziali, tipo villette vista lago, siano lasciate purtroppo in totale abbandono.  



mercoledì 11 luglio 2012

Parco di Santa Barbara a Villagrande Strisaili

L'ingresso principale al parco di Santa Barbara
Se in Sardegna esistesse una classifica per indicare sette meraviglie del suo territorio, una di queste credo che sarebbe il bosco di Santa Barbara di Villagrande Strisaili.

Uno dei tanti viali in mezzo ai boschi
Il bosco è attrezzato di bar, pizzeria ristorante, e da qualche anno di un albergo a quattro stelle con grande piscina annessa. Il suo comprensorio è vastissimo e dotato di numerose sorgenti d'acqua. 
La manutenzione è accurata. Vi sono dei gabinetti chimici che, contrariamente a quanto succede in altre parti, compresa la nostra capitale, sono efficienti, puliti, igienicamente accettabili, e soprattutto numerosi in modo tale da  esaudire la richiesta degli utenti che sono tanti.

Sculture naturali in mezzo al bosco

Infatti, nella seconda domenica di Luglio si celebra ogni anno la sua festa e gli abitanti di Villagrande, e non solo loro, ma tutti quelli devoti a questa santa, si ritrovano nel grande parco naturale per festeggiarla.


La santa portata in processione dal paese alla chiesetta nel parco.


Perciò per due giorni interi il bosco si popola di gente che banchetta accendendo fuochi e allestendo tavolate pantagrueliche che potrebbero far pensare a chiassose gozzoviglie. 

Processione in mezzo al bosco per raggiungere la chiesetta campestre

Niente di tutto questo. Senza bisogno di alcuna forza dell'ordine, le gestione della ricorrenza è assolutamente ordinata, e non vi è ombra di chiassosità come in certe  feste che si svolgono in altri paesi e che lasciano l'amaro in bocca in quanto a poca preparazione ed eccessiva baldoria di certi partecipanti che considerano l'occasione come licenza d'esagerazioni e che al termine lasciano le loro tracce incivili sul territorio.

Una sorgente d'acqua

Qui invece, anche dopo la festa, non si trova nessuna immondezza a deturpare il luogo. Forse perché questo è ritenuto casa comune dei Villagrandesi e perciò amato e curato come se si trattasse della loro casa. Si ha la sensazione che trovandosi nella condizione di dover gettare per terra anche un solo pezzetto di carta, sia doveroso non farlo e aspettare fino a trovare l'apposito contenitore presente tra i sentieri freschi e ombreggiati. Ed è una sensazione appagante.

Sentieri tra il fresco verde  di lecci 

Per questi motivi all'ingresso del Parco vi è una roccia scolpita che vuol essere un ammonimenti per tutti che dice:


Rispettami difendimi, proteggimi, ti ricambierò. Il bosco.








martedì 10 luglio 2012

Villagrande Strisaili

Uno scorcio di Villagrande Strisaili
A sole due ore di viaggio da Cagliari, sulla nuova strada statale 125 che è quasi tutta completata proponiamo  un itinerario di grande fascino e di grande bellezza. Villagrande Strisaili si raggiunge percorrendo la SS 125 sino allo svincolo per Lanusei. Si prosegue poi fino a Villagrande Strisaili che si trova ai piedi del massiccio del Suana a 689 m di altitudine. Il paese è abbarbicato alla montagna  alla quale si aggrappa con le sue case, i suoi viottoli, le piccole scale con i vecchi gradini consunti dall'uso, e sembra fondersi con essa come a voler indicare la sua natura rocciosa.
Vie strette e ripide salite
Il comune di Villagrande comprende anche la frazione di Villanova Strisaili, da cui dista 7 kilometri, piccolo centro dolcemente adagiato ai piedi di una bella e boscosa montagna, a 845 metri d'altezza.
Il municipio
Il paese di Villagrande, pulito in ogni suo angolo per effetto di una amministrazione che evidentemente ne cura il decoro, ha in ogni locale, ogni casa, ogni abitazione, una finestra, un balcone, un'apertura anche minima che si affaccia su un panorama che toglie il respiro. La  cittadina sovrasta come un nibbio o un'aquila appollaiata sulle rocce, la vallata dell'Ogliastra, fino al mare di Arbatax.
Il monumento di fronte al Municipio
In tutto il suo territorio abbondano le acque sorgive e i corsi d’acqua  favorevole ai boschi: di leccio e di rovere, ma anche di querce da sughero e ginepro di cui sono composti i  boschi più importanti  di Santa Barbara, Sa Pauli, Monte Idòlo, Saromonis, Nuradulu. 
Il corso principale di Villagrande
Qui si respira l'aria di una civiltà antica, di quella civiltà che i romani probabilmente non seppero mai dominare e che mal sopportò da sempre il giogo di qualunque tipo di dominazione. La natura orgogliosa di questa gente, comune a buona parte del centro della nostra isola, la si nota nel tratto segaligno delle persone, nel parlare tagliente e vivace, nella disinvolta facilità di camminata, nell'intensità del lavoro, nell'esercizio continuo di attività fisica, quasi un bisogno.
Un suggestivo angolo del paese
Forse sono quelli i motivi che, a detta di molti studiosi,  fanno sì che Villagrande Strisaili detenga il record mondiale di longevità degli uomini.
Parte importante di quel risultato lusinghiero, tuttavia, lo si deve sicuramente anche al mangiare semplice, sano e genuino.


Gastronomia villagrandese

 La gastronomia villagrandese è ricca di piatti a base di patate che un tempo era l’ingrediente principale. Anche il pane di tutti i giorni, “su pistoccu” ha come ingrediente principale le patate, mentre iI pane festivo, decorato con motivi floreali o animali prende il nome di “angule” o “pane biancu”.
I “culurgiones” sono tipici ravioli ogliastrini, che qui sono preparati con patate, formaggio di pecora e di capra, basilico e strutto;
 i “gathulis”, frittelle a forma di ciambella a base di patate, formaggio, “fisciu”, un particolare tipo di formaggio in salamoia, e semola fritte nell’olio d’oliva;


Is gathulis furinti fattos cun patata,
fisciu, casu friscu, simbula.
Furinti tundos,
serraos a circu comente un'arra.


“sa turredda cun curcuriga”, focaccia a base di zucca o zucchine, patate, cipolle, lardo e farina.
Insuperaabili sono gli arrosti allo spiedo: il famoso parchetto, l’agnello e il capretto. Ma anche “ sa sakkaya”, la pecora di un anno circa, o il montone, o il vitello arrosto, di razza sarda, allevati completamente allo stato brado e dal gusto forte che nasce dalle erbe aromatiche dei pascoli alti del Gennargentu.
Prosciutti di Villagrande ( Salumificio Villagrande)
Tra i formaggi particolare attenzione merita il “casu axedu” un formaggio fresco ottenuto dalla cagliata del latte di pecora o di capra lasciato inacidire per ventiquattro ore circa.
Villagrande eccelle inoltre nella produzione di prosciutti di maiale realizzati con carne di maiali locali, sale, pepe e aceto. Il prosciutto assume un gusto raffinato perché gli animali vengono portati al pascolo sui monti del luogo.
Dolci tipici sono “sa paniscedda”, un pane dolce con un ripieno di pasta, miele, uva sultanina e mandorle, “is seadas”, le formaggelle a base di formaggio fresco, zucchero, uova e scorza d’arancia e limone.

Sa paniscedda (panificio Demurtas Villagrande)








lunedì 2 luglio 2012

Il fascino dell poesia e la magia della terra

L'attesa manifestazione si è svolta puntualmente nella sede della biblioteca di Flumini ieri 28 giugno 2012. Alla presenza di un pubblico interessato, alcune rappresentanti del Centro Sociali Anziani di Quartu, coordinate dalla dottoressa Carmina Sciolla, hanno mostrato l'inizio della lavorazione della ceramica partendo dalla terra fino ad arrivare poi al manufatto. 

La dottoressa Sciolla  (a destra) illustra l'attività del Centro
L
Piatto decorato con fiori al termine del lavoro

Il professor Francesco Casula ha intrattenuto gli ospiti  illustrando il concetto universale della poesia che, come tante altre manifestazioni della personalità umana, si esprime per un bisogno innato di aprirsi nei confronti degli altri oltre che per se stessi e come, nel caso della poesia, sia importante la parola e la continua e incessante ricerca di assonanze evocative indispensabili per mettere in risalto il proprio stato d'animo.

Il professor Francesco Casula con sua moglie

Nel corso della serata sono state lette diverse poesie da parte di persone del gruppo Ittamicontas,  recente formazione che si sta attivando per costituire un nucleo culturale in Flumini che colmi un vuoto che dura da troppo tempo. 
Enrica, Marina e Pino, tre lettori di poesie 

Inoltre è stato intervistato Massimo delle Fratte,  insegnante di lavorazione della ceramica e autore di alcuni lavori esposti nella mostra che ha messo in rilievo la bellezza della manualità nel lavoro del ceramista e la necessità che a questa si accompagni una buona dose di passione.

Alcuni lavori del CentroAnziani di Quartu
oggetti del Centro  in mostra e  alcune opere di Massimo delle Fratte ( le statuine)

Al termine degli interventi un buffet offerto dal gruppo Ittamicontas ha chiuso la piacevole e istruttiva serata.