Il barbiere Dais, il presunto uccisore di Gerolamo Pitzolo nel 1795 non ebbe fortuna. Narra la leggenda che alcuni "amici" gli proposero una battuta di caccia. Nella estremità della Sella del diavolo, raggiungibile soltanto via mare, esisteva ed esiste tuttora una grotta denominata " la grotta dei piccioni", cavità che probabilmente è il più grande antro naturale presente in Cagliari, il cui nome trae origine dai colombi e dai piccioni che ancor oggi, in gran quantità, nidificano all'interno. Essendo accessibile solo via mare, con l'ausilio di una piccola imbarcazione, veniva prediletta dai pescatori della zona e in particolar modo dai cacciatori che andavano a prendere i volatili.
Il Dais venne quindi condotto da questi “amici” in barca alla grotta con il pretesto della caccia ai colombi, allora in uso. Durante la caccia gli amici si rivelarono però per quel che erano, e cioè i vendicatori dell'uccisione del Pitzolo e di altri uomini a lui vicini, massacrati nello stesso giorno dalla fazione dei rivoltosi di cui faceva parte anche il Dais.
E la vendetta fu terribile: venne legato alla parete, a pelo d’acqua, all’imboccatura della grotta e lasciato annegare lentamente con il salire della marea. Da allora la Grotta dei Colombi, già meta di escursioni in barca e battute di caccia da parte dei cagliaritani, e per tutto il 1800, fu evitata perché ritenuta un luogo maledetto, nascondiglio di uno spettro maligno.
Si dice che l'anima di colui che perde la vita per morte violenta non può riposare in pace. Il lugubre lamento della vittima si è perciò fatto sentire a lungo tra le tenebre dell'antro e le circostanti acque, rievocando così l'assassinio e incutendo terrore in coloro che dal mare, scorgevano l'ingresso della cavità. Lo spettro del Dais vagava alla ricerca dei suoi assassini e il suono prodotto dal vento e dal mare era il suo lugubre lamento.
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