(Per arrivarci bisogna percorrere la strada che da Iglesias porta a Carbonia. Si svolta per Portoscuso e dopo pochi chilometri si imbocca una strada sulla sinistra che in meno di un chilometro porta al complesso.)
Il complesso nuragico di Seruci fu scoperto da Ignazio Sanfilippo nel 1879 e venne lungamente studiato da Antonio Taramelli ad iniziare dal 1913. Esteso per oltre sei ettari è formato da un grande nuraghe con una torre centrale, circondata da cinque torri ed è costituito da tre tombe dei giganti e da oltre cento capanne. Una di queste ultime è divisa da un tramezzo interno, elemento assai raro nell'età nuragica. Le capanne, circolari e monocellulari formano
agglomerati divisi da piccole strade che portano alla piazza centrale. Al centro del villaggio si trova la Sala del Gran Consiglio, costruita con grossi muri di trachite. La struttura si eleva di circa 15 metri dal piano di campagna. Intorno a questo nuraghe sono stati trovati resti di fusione, segno evidente che si tratava di un centro dotato di tecnica fusoria, presenti anche negli altri nuraghi d'intorno.
Riporto qui di seguito alcuni significativi brani dell'articolo del giornalista Erminio Ariu, apparso il 20/09/07 sulla Nuova Sardegna dal titolo: Seruci, archeologi al lavoro su un’area di oltre sei ettari.
Un silenzio di oltre tremila anni rotto dal rumore del vento di maestrale che nella valle dei nuraghi di Seruci imperversa curvando alberi e frasche: l’equipe di Vincenzo Santoni e Ginetto Bacco da alcuni mesi sta lavorando con metodo e rigore scientifico per riportare al suo antico splendore il nuraghe di Seruci, il gigantesco manufatto sistemato tra la miniera omonima di carbone e il Golfo del Leone sottostante. In pochi mesi di scavi i ricercatori non sono riusciti ancora a dare una completa mappatura del sito nuragico che ad occhio e croce investe quasi sette ettari dell’altipiano che corre tra Il nuraghe Sa Turrita e Sa Piramide ai confini di Portoscuso. Sugli archeologi grava un lavoro immenso: oltre al nuraghe centrale l’area è disseminata di centinaia di capanne che cominciano a prendere forma con l’intervento dei ricercatori. Già dai primi risultati si può affermare che Seruci è il più vasto complesso nuragico dell’isola. Negli anni ‘80 si sono ripresi i lavori di scavo avviati dal Taramelli e il finanziamento recente ottenuto dall’amministrazione comunale di Gonnesa, consentirà ai ricercatori di dare al nuraghe Seruci la giusta collocazione storica e di stabilire la funzione svolta dalle popolazioni nuragiche della zona. (Leggi l'intero articolo cliccando http://www.archeologiasarda.com )
A causa di una indagine sul furto di alcuni preziosi reperti si era resa necessaria l’apposizione dei sigilli su tutto il cantiere impedendo l’apertura al pubblico del nuraghe prevista per settembre scorso. Tuttavia è di pochi giorni fa la notizia che il pubblico ministero ha emesso il decreto di restituzione dell’area sottoposta a sequestro preventivo. Il sindaco di Gonnesa ha prontamente avviato le procedure per la riapertura del cantiere, invitando l’impresa che sta effettuando alcuni lavori a richiamare al lavoro i dipendenti. È perciò augurabile che l’apertura al pubblico possa avvenire in breve tempo. (Erminio Ariu La Nuova Sardegna 04/11/2008)
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