Resistono al mutamento dei tempi con una pervicacia che sa di eroismo. Affrontano le difficoltà crescenti con la determinazione che il loro lavoro duri per l'eternità. Sono sistemati lungo la costa di Flumini, al riparo dalle intemperie del mare, nella caletta di sant'Andrea, nello stesso punto in cui qualche grosso funzionario della Roma Imperiale aveva ubicato la propria fastosa dimora godendo della mitezza del luogo. Un altro gruppo ha la propria sede, niente affatto vistosa trattandosi di baracche fatte di materiale di recupero, presso la foce del rio Foxi, tristemente noto per aver inquinato le acque marine in cui va a sfociare con impudenza. Si alzano al mattino presto per prelevare le reti stese in mare la notte prima. Caricano il pescato, dopo averlo selezionato, nel furgone frigo che porterà i pesci al punto di vendita: il box del mercato di Quartu. Oppure si sistemano di fronte ai supermercati della zona di Flumini collocando entro il portabagagli delle vecchie auto, i cesti di vimini con i pesci ancora guizzanti che fanno da richiamo a spettatori e compratori. O ancora li portano ai loro abituali clienti ristoratori. Consumano la loro esistenza sfidando ogni giorno la inclemenza del tempo e la conseguente incertezza del guadagno. Quando non possono uscire in mare riparano con le proprie mani le barche, le reti e gli utensili necessari per il loro lavoro. Vivono costretti a subire il variare continuo di leggi e regolamenti comunali o nazionali che li obbligano ad un perenne contrasto con i vigili urbani e, in genere, con le autorità. Ciò che riescono a strappare quotidianamente al mare sarebbe ben poca cosa per ripagarli di tanta fatica, se non ci fosse a sostenerli la speranza di ogni notte.
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