Abbandoniamo la città in un'ora in cui il traffico è intenso. Sarà la giornata festiva, sarà la ricorrenza pasquale che vuole le famiglie radunate e quindi vi è chi si mette in viaggio per tornare alla propria casa nel paese natale, ma la Carlo Felice, la principale arteria sarda che attraversa come la spina di un pesce tutta la Sardegna è un movimento incessante di auto.
L'abbandoniamo subito e attraversiamo il paese di San Sperate in festa. Ci accodiamo alla processione fino alla chiesa principale e così facciamo anche a Villasor. Ci rallegra la atmosfera di festa, di allegria di questi ricchi paesi del campidano di Cagliari. Giungiamo facilmente e superiamo Villacidro e poi Arbus. Qui, fatti pochi chilometri in direzione di Fluminimaggiore imbocchiamo una strada sulla destra che indica: Scivu. (la nosta meta)
La strada si insinua in un deserto di montagne brulle, di caseggiati diroccati appartenenti a miniere dismesse, a boschi incendiati di cui rimangono solo le punte di rami anneriti.
Dopo un interminabile saliscendi nel deserto più totale, ci accoglie un viale di fitti asfodeli che fanno bella mostra di sé ai bordi della strada e ci accompagnano fin alla riva del mare.
E qui lo spettacolo diventa impressionante. Un mare da oceano, in un fragore assordante di onde che si riversano sulla scogliera a partire dalle più lontane increspature. E' una natura splendida e vergine, non contaminata da segni di presenza umana, come dovette apparire ai primi uomini che la scoprirono nei tempi remoti.
In un cielo basso e nuvoloso, che si unisce al mare in uno spettacolo affascinante e temibile, sferzati da un vento gelido che ci percuote il viso, solo un semplice cartello ci ridesta da una specie d'estasi che ci aveva rapito facendoci pensare alla creazione del mondo.
(fotografie di Alessandra Maccioni)