lunedì 29 agosto 2011

Storie di ordinaria inciviltà


Provate a passare sul viale che a Stella di Mare porta alla rotonda sul mare.
Provate a respirare l’aria mattutina priva di vapori inquinanti.
A guardare il mare che all’alba risplende giù di mille sfaccettature dal blu al turchese pallido che si confonde con il cielo,
I primi bagnanti scendono portandosi appresso le sedie che delimiteranno la loro limitata proprietà privata per l’arco di qualche ora.
Ancora non vi sono in uccelli in volo e il sole non è ancora sorto ma si intravede dietro le creste dei monti vicini.
Il silenzio è assoluto. Chiudete gli occhi e godete alla meraviglia che la natura ha prodigato alla costa, a tutto l’arco del golfo fino ad arrivare alla sella del diavolo che incornicia l’altra punta dirimpettaia.
Provate. Ma è meglio non riaprire gli occhi perché vi farebbero vedere lo scempio che i fuoriusciti notturni dalla discoteca Blanco hanno combinato.
Bottiglie piene, mezzo piene, vuote, in piedi, rovesciate, accatastate. Bicchieri di plastica di variegati colori dove il bianco è prevalente. Carta da pacchi, pacchetti, igienica, fazzoletti, carta straccia, di giornali, appallottolata, colorata, pacchetti di biscotti, carta alluminata, stracci, sacchetti appesi agli alberi, coriandoli di spazzatura, stelle di sudiciume.

Non si può fare niente. Quartu S. Elena sembra insensibile a tutto ciò e si limita a considerare che il  contratto con la De Vizia l’ha bello che fatto e non si può pretendere altro. La De Vizia, dal canto suo ottempera ai suoi  compiti e quindi non fa che rispettare il contratto stipulato.
I vigili urbani non intervengono perché l’organico è limitato e non vi sono soldi per aumentarlo.
E  allora non si può fare nulla?
Si può.
Sognare.
Magari un triplice cassonetto con l’indicazione di dove gettare carta, plastica e vetro, e un custode della discoteca che provveda a far rispettare un comportamento civile da parte dei fuoriusciti della discoteca.